Netflix è ormai una piattaforma che tratta i suoi iscritti con un duro algoritmo ed incentiva la visione di prodotti sempre simili, io sono ormai nel vortice dello spionaggio dopo aver visto Archer 20 volte, ma poche serie raggiungono un buon livello, così poche da non farti percepire il genere come qualitativo. In questo triste quadro, Netflix fa il colpaccio distribuendo The Recruit (2022), serie spionistica con tratti comedy dalla sceneggiatura sopraffina, di cui a breve potremo vedere la seconda stagione. Ecco cosa rende The Recruit speciale, senza spoiler.

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La premessa e i dialoghi

Come da titolo, la serie segue le vicende di un avvocato neoassunto dalla CIA (l’ente federale di spionaggio internazionale degli USA) nel dipartimento legale, donandoci una prospettiva particolare su questo mondo. Owen (Noah Centineo), il protagonista, non riceve alcun tipo di tutoring e la sua ignoranza parziale dei protocolli e delle regole non scritte lo rende un mezzo eccellente per accompagnare lo spettatore, nessuna spiegazione è forzata insomma, non ci sono personaggi che dicono cose risapute solo per comunicarle a te (niente spiegoni in breve). Da recluta Owen sarà dunque tenuto a incaricarsi di un’operazione complicata, condita di segreti e sottintesi che sta allo spettatore cogliere, fidandosi dell’attenzione e intelligenza di quest’ultimo (si parla di intelligenza standard, non bisogna essere dei geni per godersela).

Messa in scena e inclusione

Come molte serie Netflix, The Recruit deve sottostare ad alcune regole di produzione, come l’avere più di un regista, il cui stacco non è facilmente riconoscibile, se non nei cambi di location a cui sembrano legati questi professionisti (ci sono delle parti in Est Europa in cui si riconosce chiaramente uno stile diverso). Tecnicamente la serie si presente bene e in modo chiaro, facendo respirare al meglio l’atmosfera in ogni ambiente, in particolar modo la pesantezza dell’ufficio. Netflix impone anche delle dinamiche di diversità e inclusione, queste sono gestite sapientemente senza mai essere predominanti (ad esempio, Terence, il coinquilino di Owen è omosessuale, ma questo tratto è secondario rispetto all’essere un buon amico), quindi anche coloro che mal sopportano il famoso woke, riusciranno a godersi questa storia. Le note negative sono alcuni scivoloni su qualche azione nelle ultime puntate e le videochiamate i cui sfondi sono palesi green screen, mentre l’unica nota inverosimile sono gli agenti assegnati nell’est Europa, luoghi in cui i neri non passano inosservati, cosa di cui la CIA è ben cosciente.

In conclusione, The Recruit è una serie che merita il vostro tempo e non vi lascerà delusi, ma piacevolmente colpiti, inoltre la stagione 2 (30 gennaio 2025) è dietro l’angolo e dovrà fare un po’ di chiarezza sul finale cliffhanger della prima serie. Il genere spionistico non è molto quotato, ma ritengo che sia assai affascinante e ci racconti storie fantasiose quanto ancorate a terra. Fateci sapere cosa ne pensate della prima stagione e se la seconda quando sarà disponibile, varrà la pena, ma accogliamo anche suggerimenti per altri prodotti a tema spionaggio che sono passati in sordina. Buona giornata cari lettori.

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