Cosa succede se mescoliamo esplorando il corpo umano, le meccaniche di Inside Out (grazie a Maria, incontrata al FEFF, per quest’ultimo spunto), e mescoliamo il tutto in un cocktail di divertimento e momenti di serietà quando serve? Ecco che da queste alchimie nasce Cells at Work!, un’avventura cellulare tra educazione, emozioni e metafore sociali.
Presentato in anteprima italiana al 27° Far East Film Festival di Udine (24 aprile – 2 maggio 2025), Cells at Work! di Hideki Takeuchi non è solo un adattamento live-action del celebre manga e anime Hataraku Saibou, ma un esperimento cinematografico che dialoga con opere iconiche come Inside Out (2015) e Esplorando il Corpo Umano (1987). Takeuchi, già amato al FEFF per Thermae Romae e Fly Me to the Saitama, conferma la sua capacità di trasformare concetti complessi in spettacolo, mescolando commedia, azione e riflessioni filosofiche.
Un corpo come universo narrativo: parallelismi con Inside Out ed Esplorando il Corpo Umano in Cells at Work!
Come Inside Out di Pixar, che personifica le emozioni per esplorare la psiche di un’adolescente, Cells at Work! antropomorfizza i 37 trilioni di cellule di un corpo umano, trasformandoli in eroi e antieroi di un microcosmo dinamico. Se in Inside Out Joy e Sadness guidano il controllo centrale della mente di Riley, qui sono un globulo rosso (Mei Nagano) e un globulo bianco (Takeru Satoh) a combattere batteri e virus, simboli di caos e malattia. Entrambe le opere usano la metafora per rendere accessibili temi scientifici, ma mentre Pixar si concentra sull’equilibrio emotivo, Takeuchi esalta la collaborazione sociale e biologica, trasformando il corpo in una metropoli operosa.

Il richiamo a Esplorando il Corpo Umano (noto anche come Once Upon a Time… Life) è altrettanto evidente. La serie animata degli anni ’80, con i suoi globuli rossi come operai e i linfociti come poliziotti, ha aperto la strada a un genere edutainment che Cells at Work! modernizza con un’estetica pop e un ritmo frenetico. Takeuchi sostituisce il didascalismo gentile della serie francese con battaglie epiche in CGI e un design visivo sgargiante, come fegati trasformati in nightclub o arterie autostradali illuminate da neon.
Dall’anime al live-action: fedeltà e innovazione
L’adattamento mantiene lo spirito del manga di Akane Shimizu e dell’anime di David Production, conservando elementi chiave come l’inesperienza della cellula AE3803 (ribattezzata qui con un nome umano) e il carisma del globulo bianco U-1146. Tuttavia, Takeuchi introduce una doppia narrativa: al microcosmo cellulare si affianca la storia macroscopica di Niko, una studentessa che lotta per prendersi cura del proprio il padre vedovo. Questo stratagemma, assente nell’originale, ricorda la struttura di Inside Out, dove le vicende interiori di Riley si intrecciano alla sua realtà esterna, creando un ponte tra biologia e dramma familiare.
I costumi e gli effetti visivi sono un trionfo di creatività: i globuli bianchi indossano quasi quasi delle armature da samurai bianche, i batteri sono mostri tentacolari, e il sistema circolatorio brilla come una città cyberpunk. Takeuchi evita il realismo didascalico, preferendo un approccio surreale che omaggia sia l’anime sia i classici della fantascienza.
Temi universali e limiti narrativi
Come Inside Out insegna l’importanza della tristezza, Cells at Work! celebra la resilienza collettiva: ogni cellula, pur con imperfezioni (la protagonista si perde spesso), contribuisce alla sopravvivenza dell’organismo. La metafora sociale è potente: un corpo sano è una società equa, dove differenze e conflitti si risolvono nella cooperazione.
Tuttavia, il film non è esente da critiche. La prima metà, ricca di spiegazioni biologiche e gag slapstick, rischia di appesantire il ritmo, problema assente in Esplorando il Corpo Umano, chiaramente più lineare nel suo intento educativo. Inoltre, alcuni dialoghi moralistici e la recitazione iperbolica tipica degli adattamenti manga potrebbero disorientare il pubblico occidentale. Va però detto che l’estro dei batteri ricorda quasi le affascinanti esibizioni di Drag Queen, anzi, sono proprio quelle… in tono batteriofilo.
Conclusioni: un ponte tra generazioni e medium
Cells at Work! è un ibrido audace che unisce la lezione di Esplorando il Corpo Umano al linguaggio visivo e la dualità dei mondi interno/esterno di Inside Out, arricchito dall’energia tipica del cinema pop giapponese. Pur con qualche caduta di ritmo, il film riesce a essere educativo senza rinunciare all’intrattenimento, commovente senza scadere nel melodramma. Un’opera ideale per famiglie, appassionati di anime e cinefili curiosi, che dimostra come il corpo umano sia, ancora oggi, una macchina tremendamente meravigliosa. La platea è stata in visibilio, tra qualche risata ed un entusiasmo della serie diffuso. In conclusione, presenti anche due cosplayers che in autonomia vi si erano recati all’evento vestiti proprio dal globulo bianco e dal globulo rosso…
