“Ma comprate ancora videogiochi scatolati?”, “eh ma se i giochi fisici non hanno più il libretto non li compro più (come se nell’acquisto di un videogioco, la cosa importante fosse il libretto d’istruzioni)”, “eh ma i giochi fisici hanno bisogno lo stesso di internet come quelli digitali! (cosa non vera, ma vedremo dopo)” etc.
Quante volte avete sentito o letto tali affermazioni scritte con una certa leggerezza? Tante
Quindi fare un po’ di chiarezza è doveroso visto che, nonostante tutto il mercato videoludico stia purtroppo virando verso il digitale (danneggiando silenziosamente la proprietà del consumatore), nella stragrande maggioranza dei casi è il formato fisico ad essere ancora la miglior scelta per chi vuole conservare e possedere i propri videogiochi nel tempo.
Dopotutto, come già si intuiva, le copie digitali che scaricate da store come quello di Playstation (PSN), Xbox (Xbox Live \ Network) o Nintendo (Nintendo E-Shopping) sono purtroppo semplici licenze soggette a rimozione dopo tot anni a completa discrezione dei publisher, tanto che una recente legge californiana si sta muovendo per togliere dai vari store online il termine “compra”, visto che di fatto non sono veri acquisti ma più dei comodati d’uso dipendenti da servizi gestiti da terzi, che con un click in futuro potranno essere rimossi ed impedito il loro re-download pure per chi li ha acquistati.
Attualmente e legalmente, solo piattaforme su PC come GOG (Good Old Games) della CD Project Red – sì quella di The Witcher – danno al cliente un vero file di gioco riproducibile offline e salvabile su supporti di memoria senza bisogno di funzioni online obbligatorie e quindi senza DRM, consentendo il possesso del file scaricato, ma si tratta appunto di uno store specifico per i giochi PC, che in questo caso non ci interessa visto che parliamo di console.

Su console invece, e purtroppo, è appurato che i dati scaricati dagli store siano dipendenti da un account creato online, da uno store e da un network attivi per poterli riscaricare in caso di cancellazione. A testimone di ciò, vi ricordiamo che durante i noti “down” del PSN, l’accesso al re-download e alle funzioni dipendenti da account è totalmente negato. Dunque, proprio rimanendo in tema console, si tratta di ciò che abbiamo nei supporti fisici quello che, all’atto pratico, possediamo. Certo, a patto che i supporti fisici siano installabili e fruibili offline nelle loro componenti principali.
Alcuni potranno dire che, stando alla burocrazia, anche con il supporto fisico “possediamo una licenza d’uso”, ma è fuorviante in quanto, all’atto pratico dei dati di gioco che stanno su un disco o una cartuccia, ne abbiamo il pieno possesso. Non ce li porta via proprio nessuno se non l’usura (i dischi si sa, vanno trattati con cura).
Mentre per chi mette lo spauracchio delle licenze scadute, non c’è licenza che scada se sta su un disco installabile e fruibile offline. Un esempio è l’ospite Freddy Krueger nel disco di Mortal Kombat 9 Komplete Edition (Xbox 360, PS3, PSVita) che, pur essendo stato digitalmente rimosso a causa di licenze, rimane giocabile nella versione fisica a patto di non aver effettuato alcun aggiornamento online e di utilizzare il gioco offline. L’uso di contenuti con licenze scadute viene limitato SOLO per i giochi digitali, o quando si scaricano patch correttive successive alla rimozione, come nel caso di Call of Duty Black Ops 1 dove la modalità zombie locale supportava 4 giocatori al lancio, ma a seguito di un aggiornamento venne ridotta a solo 2 giocatori. Rimanendo offline e negando l’aggiornamento, era possibile spremere infischiarsi della patch e giocare in 4 alla modalità zombie.
Così ora andiamo ad analizzare punto per punto i principali vantaggi del formato fisico moderno rispetto a quello digitale, usando come primo punto di riferimento Playstation 4 e 5, le console più fornite di titoli che finora consentono, nella maggioranza dei casi, un uso totalmente offline di giochi tripla A, seguite da Nintendo Switch (anch’esso validissimo per il fisico) ed infine da Xbox One e SeriesX (dove le leggi del formato digitale hanno iniziato a intaccare quello fisico).
Peculiarità del formato fisico su Playstation 4 e Playstation 5

Come appena scritto, si può confermare che la maggior parte –oltre il 90%- dei giochi fisici su PS4 e PS5 è installabile offline e giocabile tramite i dati presenti su disco senza creare nemmeno un account PSN, quindi, anche dopo la cancellazione dell’applicazione (magari per liberare spazio), possono essere reinstallati quante volte si vuole senza impedimenti dovuti a servizi di rete chiusi o inaccessibili.
Chiaramente, i dati che si installano offline da disco sono generalmente abbastanza ottimizzati da garantire il completamento di uno gioco nella sua parte principale con la build 1.00 (la più usata nella versioni di lancio) senza per forza scaricare aggiornamenti. Per esperienza personale come tester di titoli fisici offline, lo posso confermare al 101%.
In poche parole, il grosso dei giochi fisici PS4 o PS5 hanno gli stessi vantaggi sulla conservazione a lungo termine che avevano i dischi PS1 o PS2, con l’unica differenza che ora vanno installati al primo inserimento (cosa che, come già specificato, si può fare benissimo offline quindi il problema nemmeno si pone) e mancano di libretto (sì lo so, per molti è un dramma, anche se in-game trovate tutte le info che c’erano nei libretti).
Per gli aggiornamenti di sistema come si fa a non connettere in rete una PS5 o una PS4 (in tanti chiedono)?
Nessuna paura, tutti i giochi PS5 \ 4 contengono un firmware (aggiornamento di sistema) necessario per funzionare, quindi se la vostra console è stata prodotta nel 2022 e contiene un sistema aggiornato fino a quella data, nel momento che comprerete un gioco del 2025 (esempio), questo conterrà il firmware utile a far partire il gioco, che si installa offline automaticamente la prima volta che inserite il disco.
Peculiarità del formato fisico su Nintendo Switch

Partiamo subito dicendo che alla base la situazione dei giochi fisici sull’ammiraglia Nintendo è praticamente la stessa che su PS5, con la differenza che su Switch non sono blu-ray ma schede di gioco (o “cartucce”, purtroppo molto meno capienti rispetto a un blu-ray) che consentono di giocare da subito offline senza tempi di installazione.
Anch’esse inoltre contengono il firmware necessario per poter giocare offline da subito senza connettere la console, proprio come su console Sony. Riassumendo: tempi di installazione nulli, firmware di sistema garantito per giocare senza connettersi, fruibilità offline generale… Allora dov’è la fregatura?
C’è una piccola fregatura: le cartucce che contengono davvero i giochi fruibili offline dall’inizio alla fine, sono principalmente quelle delle esclusive Nintendo, mentre per le altre la situazione è altalenante.
Non avrete alcun problema nel giocare tramite il contenuto della vostra cartuccia a Bayonetta 3, o a Super Smash Bros Ultimate, o a qualsiasi Mario o Zelda, ma avrete problemi con svariati titoli multipiattaforma in quanto potrebbero avere cartucce mezze vuote che necessitano di un download forzato SOLO in versione Switch (esempio pratico sono Mortal Kombat 11 e 1, le cui cartucce contengono appena 6\4 personaggi giocabili e nessuna modalità eccetto il Vs umano\CPU, mentre le versioni su blu-ray dispongono su disco i contenuti base); oppure, in casi ancora più estremi, non contengono proprio la cartuccia riducendosi ad una custodia con dentro un voucher (pensiamo a Marvel vs Capcom Collection in versione europea – fortunatamente non USA o JAP).
Quindi il fisico su Switch è valido? Sì, a patto che i giochi siano prodotti da Nintendo o siano indie molto leggeri.
Peculiarità del formato fisico su Xbox Series X e Xbox One

Dopo PS5 e Switch, non poteva mancare la considerazione sul fisico per le più recenti Xbox, che è sicuramente il più debole e meno conveniente (dopotutto, Microsoft è quella che punta ai servizi di noleggio come Gamepass, quindi che non fossero grandi amanti della fisicità si intuiva).
Innanzitutto bisogna sottolineare che i dischi Xbox (One e SeriesX) non funzionano senza prima aver creato un account Microsoft online (necessario anche per poter usare le rispettive console) e non contengono nemmeno il firmware necessario per funzionare come invece è prassi sulle recenti console Sony o Nintendo (e come era prassi pure per Microsoft fino a Xbox 360), quindi dovrete assicurarvi di aver aggiornato online l’Xbox prima di installare un disco appena uscito, perché lui non contiene alcun firmware installabile offline che vi consentirà di farlo partire.
Inoltre, altro problema dei dischi Xbox è la scarsa capienza: solo 50GB a disco. Quindi per i titoli che necessitano più di 50GB per l’installazione, o ci sono 2 dischi o il gioco avrà un download obbligatorio che inficerà il senso della copia fisica.
E ahinoi, di titoli Xbox con download obbligatorio per l’installazione ce ne sono diversi e sono generalmente prodotti da Microsoft; uno di questi è Starfield, il cui disco senza la patch obbligatoria è inavviabile e, come lui, parecchi altri di discreta fama (tipo Alan Wake 2 che nemmeno è Microsoft).
Questo però non vuol dire che il fisico su Xbox sia del tutto da buttare, anzi, se avete una Series X non fatevi sfuggire Cyberpunk 2077 Definitive Edition, che stranamente su Xbox è la miglior versione in quanto ha 2 dischi e tutti i DLC su di essi (a differenza della versione PS5, che contiene al contrario un voucher per il DLC “Phantom Liberty”), anche se per giocarci dovrete, come scritto sopra, sottostare all’account di Microsoft e aggiornare online la console con un firmware recente.
I giochi fisici su blu-ray non aggiornati occupano meno spazio di quelli digitali/aggiornati e si installano in meno tempo


Parlando di fisico su moderne console Sony e Microsoft che usano come supporto fisico il blu ray (tralasciamo volutamente le cartucce Switch che usano una tecnologia diversa, occupando solo qualche MB e senza processi di installazione), un altro vantaggio del formato fisico fruito da disco al 100% offline, è anche la sua versatilità in termini di spazio. Da quando i videogiochi su blu ray vanno prima installati prima di poterli usare, bisogna tenere conto del loro spazio sull’HDD che, una volta esaurito, può dare inizio alla dolorosa pratica di cancellare dati dei titoli installati per poterne installare altri (a meno di comprare più HDD esterni, che non sono certo gratis); ma coi giochi installati offline, si risparmia molto spazio.
Facciamo un esempio pratico, il famoso Elden Ring installato su PS4 da disco occupa solo 34GB (nonostante la sua vastità), mentre digitale o aggiornato con le sue mille patch, occupa oltre 43GB (senza DLC).
Certamente, meno spazio occupato vuol dire anche un’esperienza ludica differente, quindi senza “fixaggi” post lancio, ma dopotutto, giocare con ciò che si possiede sul proprio supporto fisico, con elementi immutabili nel tempo proprio come negli anni 90, ha sempre il suo indubbio fascino (oltre alla sua praticità in termini di spazio).
Inoltre, un gioco installato offline direttamente dal blu-ray, impiega meno tempo d’installazione, perché non risente della velocità di una rete per scaricare dei dati, ma solo del copiare i dati nudi e crudi dal disco alla console. Con una rete normale ci si può mettere anche due giorni per scaricare un gioco da 100GB, mentre installandolo da disco ci si metterebbe al massimo 40-50 minuti.
Rivendita e Usato: sinonimi di proprietà e di libero utilizzo
Avete comprato un gioco che non vi è piaciuto? Se è fisico potete rivenderlo. Oppure il titolo desiderato che avete visto in negozio costa troppo? Si può valutare di cercarlo usato, quindi a meno prezzo. Il formato fisico anche attuale, consentendo la proprietà dell’oggetto, consente anche scappatoie assolutamente legali per spendere meno: comprando usato o riguadagnare parte dei soldi spesi rivendendo l’oggetto che non volete più. Digitalmente, questo non si può fare.
A meno di comprare key di dubbia provenienza o peggio “craccare” come già in tanti fanno (su PC s’intende), i prezzi degli store su console sono generalmente più alti di quelli che si trovano comprando fisico, i quali spesso dopo meno di un anno si abbassano anche della metà, mentre quelli digitali potrebbero mantenere più facilmente lo stesso alto prezzo di lancio.
Problemi del formato fisico dovuto alla possibilità delle console di connettersi a internet

“Non è tutto oro quel che luccica”, come si suol dire. Perché sebbene col formato fisico si può nel 90% possedere nel tempo i giochi che si comprano, c’è un restante 10% (se non qualcosa in più andando avanti con gli anni) di titoli che, seppur fisici, non li si possiede affatto perché vittime delle stesse (o quasi) restrizioni che affliggono quelli digitali.
Inutile negarlo, da quando le console hanno iniziato a potersi connettere in rete, il vero formato fisico ha iniziato a perdere valore diventando sempre più snobbato dai produttori che, data la possibilità di poter correggere i loro giochi dopo il lancio ufficiale, alcun di essi hanno gradualmente iniziato a curare sempre meno i dati caricati sul disco di gioco, facendo andare in fase gold (la fase di stampa delle copie) un titolo mentre ci stanno ancora lavorando perché tanto “possono più avanti correggerlo in remoto con delle patch”, col risultato di mettere sul mercato build fisiche con dei contenuti spesso meno rifiniti del normale (in gergo “unpolished”) o, rare volte, al limite dell’ingiocabile così da indurre il cliente a “rattoppare” con le malefiche patch il contenuto installato da disco.
Un esempio abusatissimo di copia fisica rilasciata malissimo “perché tanto poi la patchamo –anche se il vostro disco rimane un colabrodo” è la prima release di Cyberpunk 2077, quasi ingiocabile a causa dei suoi mille bug grafici e non (tuttavia è uscita recentemente una versione completa sistemata e di tutto rispetto).
Purtroppo, questa saltuaria scarsa ottimizzazione di certe copie fisiche, specialmente di giochi occidentali, è reale e figlia solamente della svogliatezza di chi sviluppa (o delle scadenze impellenti imposte dai publishers, volendo essere buoni), perché vista la brutta abitudine di scaricare DLC e patch senza prima accertarsi di cosa veramente contiene la copia fisica, chi glielo fa fare agli sviluppatori di curare bene il gioco messo sul mercato? Nessuno.
Ed infatti, seguendo questa logica di comodo, in termini di fisicità le cose vanno sempre peggio, tanto che una piccola minoranza di giochi fisici viene rilasciata addirittura senza contenuto utile su disco, costringendo a scaricare da internet una patch obbligatoria che dà accesso ai veri contenuti del gioco (come ad esempio il vergognoso caso di Hogwarts Legacy, apripista ad altri successivi casi analoghi, il cui disco contiene appena un intro-tutorial di 20 minuti), annullando il senso della copia fisica che acquisisce le stesse restrizioni di una digitale.

Problema analogo per quei giochi venduti fisici ma del tutto always online, quindi non giocabili da disconnessi (potremmo citare Suicide Squad – sempre Warner) e soggetti alla chiusura del loro server in un prossimo futuro (come The Crew, che ha appunto chiuso il server e rimosso le licenze, rendendo la copia fisica inutilizzabile), o ancora i pochissimi titoli che hanno sì tutto il materiale utile su disco, ma richiedono la creazione di un account PSN per essere giocati anche offline (facciamo l’esempio di Way of the Hunter).
Quindi ora più che mai, per avere una panoramica su quali titoli fisici sono veramente giocabili tramite disco senza obbligo di download, è nato Does it Play, con la sua tabella sempre aggiornata da nuovi test offline per chiunque voglia documentarsi prima di comprare un videogioco e sapere cosa realmente il suo disco contiene, senza ausili digitali post lancio: https://www.doesitplay.org/

Riassuntone

Nonostante la direzione intrapresa dal mercato videoludico viri sempre più dalla parte della non-proprietà, decantando in maniera fuorviante “quanto sia bello e comodo il formato digitale”, pubblicizzando contratti d’abbonamento per indurre il videogiocatore medio a provare tanti titoli in comodato d’uso (o addirittura a noleggio) senza possederli né potersi affezionare, promuovendo console “only digital” con lettore disco opzionale che fanno comodo SOLO a chi sviluppa (ma non agli appassionati che pretendono di poter riutilizzare nel tempo i loro acquisti)…
Il formato fisico è ancora la miglior soluzione per gli appassionati di gaming su console, perché tuttora consente nella maggior parte dei casi di avere proprietà d’utilizzo e riutilizzo dei videogiochi acquistati senza dipendere da servizi di rete e conseguenti restrizioni, proprio come avveniva in passato.
Ed ora più che mai, durante questo periodo decisivo di transizione del media, i videogiocatori che hanno a cuore il loro hobby preferito dovrebbero farsi sentire supportando i videogiochi fisici quando fruibili offline tramite disco, rifiutando allettanti contenuti post lancio da scaricare e copie digitali che in termini di proprietà lasciano il tempo che trovano.