Gli anni 90 sono ormai alle porte e una tipologia di arcade nelle sale giochi predomina, sopratutto perché ti da la possibilità non di sfidare un amico, ma di collaborare con lui.

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“Final Fight” ed il predominio dei picchiaduro a scorrimento

Nel 1989, la CAPCOM, vera industria d’oro del periodo, pubblica un gioco destinato ad entrare ben oltre la leggenda per milioni di ragazzi, bambini ed adolescenti di fine anni ’80-inizio anni ’90: “Final Fight“. A Metro City, una città corrotta e marcia fino al midollo della fine del decennio, viene eletto un sindaco molto particolare: è Mike Haggar, una vecchia gloria del wrestling sceso in politica e vista come ultima speranza per riportare un po’ di decoro nella devastata città.

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Appena nominato primo cittadino, però, Haggar è subito contattato dal bieco Belger, un potente mafioso a capo dell’egualmente potente banda Mad Gear, un’accozzaglia di pendagli da forca della peggior specie che solo i principali responsabili del decadimento della città. Belger propone a Haggar di chiudere un occhio sugli intrallazzi dei Mad Gear, in cambio di qualche corposa bustarella; ovviamente, il forzuto e per nulla pacifico nuovo sindaco rifiuta categoricamente. Per far cambiare idea all’incorruttibile Haggar, Belger ordina quindi di fargli rapire la giovane figliola, Jessica, di modo tale da tenerlo in perenne ricatto.

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Il boss di Mad Gear non avrà però tenuto in debita considerazione il passato del baffuto gigante. Indossata nuovamente la sua salopette da battaglia, Haggar scende personalmente in campo, decidendo di porre fine una volta per tutte alla maledizione dei Mad Gear prendendoli a sberle direttamente e senza intermediari. Al suo fianco, ci sarà il coraggioso Cody, l’atletico fidanzato della figliola ed il suo amico Guy, letale nell’arte del Ninjitsu. Il trio di giustizieri se la vedrà con i peggiori teppisti della città, girando in lungo ed in largo per Metro City e scatenando una tempesta di calci e pugni sui briganti della Mad Gear.

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Il videogioco, considerato oggigiorno un cult per più di una generazione, divenne da subito una pietra di paragone per qualsiasi altro picchiaduro a scorrimento: l’azione è frenetica, i nemici variegati e molto ben caratterizzati, immersi in un contesto sub-urbano uscito direttamente da un film di Hollywood.Molti di essi strizzano l’occhio anche a personaggi famosi all’epoca dell’uscita del gioco: basti pensare al famoso Andore, visivamente ispirato al reale e gigantesco wrestler André the Giant.

All’ipertrofia muscolare dei cattivi, questa volta CAPCOM inserisce anche qualche teppista donna (o quasi): è il caso della punk transessuale Poison, che diventerà uno dei personaggi secondari più amati dai fan.
Oltre che ad un comparto di cattivoni di tutto rispetto, risultano carismatici al massimo anche gli eroi principali: HaggarCody e Guy possono contare su una discreta quantità di combinazioni di mosse, e “Final Fight” è tra i primi videogiochi del genere a prevedere anche l’utilizzo di particolari combinazioni di leva più tasti per ottenere particolari colpi.

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Il gioco fu un grandissimo successo internazionale, ed è attualmente considerato una pietra miliare dei videogames: fu portato con grande fedeltà per la prima volta sul Nintendo SNES nel 1990, al lancio della console in Giappone, e tale conversione – benché senza Guy – fu accolta con grande entusiasmo.A dispetto delle grandi vendite e del successo mondiale, la CAPCOM non pubblicò mai un seguito arcade del gioco: gli unici seguiti ufficiali furono pubblicati esclusivamente per Nintendo SNES nel corso degli anni ’90.

Chiamato in fase di progettazione “Street Fighter ’89”Final Fight rappresenterà il punto di riferimento per tutti i beat ’em up a scorrimento degli anni ’90: le innovazioni introdotte nel titolo diverranno lo standard non solo per i futuri giochi CAPCOM, ma per tutto il genere in assoluto.

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