Twitch sin da subito si è contraddistinta per il suo sfondare la quarta dimensione. Il tutto rendendo ancora più viva l’interazione tra il pubblico e lo streamer. Questa magia già era presente in altre piattaforme come YouTube, con le live, e anche coi vecchi e amati Hangouts, andati (o che ci andranno) assieme a Stadia nel cimitero di Google. Tuttavia, la piattaforma attualmente appartenente al colosso di Jeff Bezos, ha fornito diversi valori aggiunti che la contraddistinguono.

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DISCLAIMER: Questa è una mera riflessione sui fatti recentemente accaduti. Non siamo contro a nessuna delle due piattaforme.

Giusto per mettere i puntini sulle i.

Ad esempio, diversi sistemi di fidelizzazione del pubblico come le iscrizioni ai canali Twitch, che consentono diversi vantaggi e plus agli iscritti, come adesivi personalizzati, chat prioritarie e molto altro.

E non solo, anche un buon supporto ai creator che hanno posto e pongono fiducia in questo progetto, tutto nato da quel di Justin, col quartetto lavico Justin, Emmett, Michael e Kyle, nel 2007 (due anni dopo YouTube), e poi diventato Twitch nel 2014. Il maggior successo l’ha ottenuta anni fa, con la nota AdPocalypse di YouTube di diversi anni fa. Quest’ultima, in soldoni, limitava ulteriormente i guadagni per i creator con Partner YouTube. Una delle colpe, se vogliamo, era l’erroneo piazzamento di annunci su contenuti video non pertinenti. Ciò ha portato ai tempi ad una riduzione di partecipazione a grosse fette di inserzionisti, con conseguente calo di guadagni dei creators.

Twitch, dopo l’AdPocalypse di YouTube, l’isola d’oro per i Content Creators.

Il calo di introiti economici ha portato quindi a diversi utenti a cambiare piattaforma, dovendosi così adattare a un nuovo tipo di trasmissione di contenuti, ovvero all’essere in diretta. Per chi si è trasferito in quel periodo, è stata letteralmente una piccola pentola d’oro dopo l’arcobaleno, facendo fiorire diversi talenti e stringendo con Twitch numerose collaborazioni, e di conseguenza veri e propri contratti.

La natura della piattaforma, inizialmente rivolta ai videogiocatori, è stato il binomio perfetto. Ci pensate? Gli utenti fan più o meno sfegatati di un creator, potevano interagirvi in diretta, essere quindi di più sè stessi, invece che sotto ad un video già registrato. Seguire in diretta i gameplay e le partite, gioire assieme alla persona e supportarla. Sembrava un’isola quasi perfetta, e lo era… fino a quando vediamo in questi ultimi mesi un primo declino.

L’inizio del declino.

Inizialmente con diverse live controverse concesse da parte di streamers che proponevano e sponsorizzavano “quel” tipo di gioco patologicamente azzardante che non citiamo, ingannando la piattaforma mettendo le live come categoria di un noto gioco che richiama il nome (problema solo in questo periodo arginato un minimo), le piscinette al limite del decente e ban permanenti non sempre ben identificati o bilanciati. Per capirci, capitava che molti streamer venissero permabannati per azioni che potevano tranquillamente o essere passabili, o con ban non permanenti (Sdrumox, DrDisrespect, ad esempio).

C’è da notare anche la particolarità delle pubblicità. Chiunque non abbonato a un canale o che non è “VIP” del canale, nota che ogni tot capitano delle pubblicità relativamente per nulla brevi. Quest’ultime, non skippabili, e dalla loro durata di 20-30 secondi, permettono senza alcun dubbio ogni tanto di perdere passi fondamentali della live. Per capirci, non funziona come YouTube, dove su un video c’è un break pubblicitario, e il video (o anche live) riprende dove era rimasto, ma su Twitch si perde proprio quello spezzone. A meno di recuperare il VOD a quel punto, quindi, il tempo è perso.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Queste non sono le caratteristiche che hanno fatto traboccare il vaso per qualche streamer, ma diciamo che concorrono alla fuga. Ciò che ha deciso di portare alla fuga in maniera determinante, è una decisione del colosso, ovvero che a metà circa 2023, essa porterà al 50% le entrate economiche degli streamers, invece dei 70% a loro e 30% al colosso, a cui siamo abituati sentire in questo periodo. La motivazione adduce al fatto che mantenere l’infrastruttura di Twitch costa e che quindi gli serve quell’ulteriore 20% per concorrere alle spese. Le riflessioni di tanti sono tra le più disparate; c’è chi accoglie la cosa, e chi invece dice che per un colosso come Amazon non dovrebbe essere un problema mantenere Twitch, visti gli altri servizi e il potere economico presenti.

Questa caratteristica di cui sopra, più le altre particolari ingiustizie da parte di vari streamers permabannati, ha portato a un’esangue fuga di di massa, piano piano a crescere, portando diversi utenti a tornare “a casa”, dove erano cresciuti, direttamente su YouTube. Rick DuFer è un esempio. Il fatto più determinante, è il dover fornire un servizio continuativo. Ci spieghiamo: manca attualmente, a parere nostro, una valorizzazione del tipo di contenuto. Che uno effettui meno stream e produca un contenuto più valido di chi va a leccare microfoni (OCCHIO, NON ci riferiamo agli ASMR Artist che lo fanno con scopo benefico, ma a evidenti figure che lo esasperano distorcendo MOLTO il significato del contenuto vero) e ci sta più tempo non c’è una equa valorizzazione. Certo, uno non può stare di certo giorno dopo giorno a fornire il 200% di sè, è ovvio, e quindi il tutto porta appunto a una situazione un po’, a nostro avviso, paradossale.

D’altro canto, questa concorrenza di anni, Twitch, ha permesso di YouTube di migliorarsi, e leccare e sistemare qualche ferita. Da rimanere per alcuni streamers pastebin di VOD di live Twitch, diventa per i nati con Twitch un luogo dove condividere materiale più strutturato. Percorre una strada quindi con un briciolo di meritocrazia, a confronto…

Ma Twitch scomparirà?

Twitch quindi morirà? Assolutamente no. Riteniamo però che la piattaforma necessiti di rivedere le sue carte e il suo regolamento, concedendosi quindi una pausa per risistemare la sua struttura attualmente, esageriamo col termine, un pochino “fatiscente andante”, meglio dire sbilanciata. Non basta bannare parole come “SIMPatico” per mantenere la struttura e farla fiorire. Senza quindi neanche perdere tempo a scimiottare la Superchat in evidenza di YouTube. Non ha senso. Ci va un lavoro di fino al proprio regolamento, miglior supporto e qualità di servizio alle colonne portanti della struttura: gli streamers, e gli utenti. Voi cosa ne pensate? Apriamo la discussione nella sezione commenti!

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