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Continuiamo la nostra esplorazione del vecchio cinema italiano con la recensione di “Roma città aperta”. Questo film del 1945 diretto da Roberto Rossellini è molto importante per la cinematografia nostrana poiché è  considerato come uno dei precursori del Neorealismo italiano.

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romacittaaperta roberto rossellini

La trama.

Roma, inverno 1944. L’ingegner Manfredi, impegnato nel Comitato di Liberazione Nazionale, chiede aiuto a Pina, una popolana vedova con un figlio e in procinto di risposarsi, per portare a termine un’azione. La donna lo mette in contatto con don Pietro, un sacerdote disposto ad aiutare i partigiani.  Essi saranno disposti a rischiare  tutto pur di raggiungere il loro ambizioso obbiettivo. 

 Il primo film neorealista.

Girato pochissimi mesi dopo la liberazione dell’ Italia, “Roma città aperta” rappresenta  con crudezza una realtà all’ epoca ancora difficile da superare. 

Viene infatti rievocata l’ oppressione, la povertà del popolo italiano durante l’occupazione tedesca.

Ci vengono presentate  persone che, in nome della libertà, hanno messo a rischio la propria vita, nella speranza che un giorno tutta quell’ atrocità sarebbe finita. 

Esse vogliono cominciare una nuova vita, vogliono avere un futuro migliore.

Questa caratteristica dei personaggi diverrà uno dei principali marchi di fabbrica dei film neorealisti, volti ad analizzare la condizione sociale italiana del dopoguerra.

La forma.

Essendo un film a basso costo, esso viene girato in bianco e nero.

La regia di Rossellini è molto semplice, quasi come se non volesse farsi notare troppo.

La macchina da presa cerca di far parlare soprattutto gli ambienti, ma soprattutto le performance degli attori, tutti assolutamente fantastici.

Oltre ad un buon  Marcello Pagliero nei panni di Manfredi, vi sono due attori molto importanti da citare:

Una fantastica Anna Magnani e un immenso Aldo Fabrizi.

Questi due diventeranno, anche grazie a questo film, due dei volti più importanti del nostro cinema.

In conclusione.

“Roma città aperta” è chiaramente uno dei più grandi capolavori del cinema del nostro Paese.

Se non l’ avete ancora visto, fatelo subito perché vi manca un pezzo molto importante di un grandissimo patrimonio culturale, ovvero la settima arte.

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