The Square si impone fin dai primi fotogrammi come un’opera d’audacia visiva e narrativa. In qualità di debutto cinematografico del regista sudcoreano Kim Bo-sol, il film viene presentato in anteprima mondiale come capolavoro di chiusura al ventisettesimo Far East Film Festival, segnalando già l’inizio di un dialogo intenso tra cinema d’autore e animazione sperimentale.
Degno di nota è dire che è la prima volta che in occasione dell’evento compare un film d’animazione in concorso come chiusura. Questa pellicola si erge come un ponte fra mondi apparentemente distanti, offrendo uno sguardo penetrante sul dramma politico, sul romance clandestino e su una tensione thriller che si respira in ogni inquadratura.
Contesto e ambientazione
Ambientato nel cuore oppressivo della Corea del Nord, The Square si delinea su uno sfondo invernale perennemente rigido, dove la fredda luce del realismo si intreccia alla sommità di un paesaggio governato dalla sorveglianza di Stato.

La scelta di collocare la narrazione a Pyongyang amplifica il senso d’urgenza, immergendo lo spettatore in un universo dove ogni angolo diventa testimone silenzioso della lotta interiore dei protagonisti.
La meticolosa ricostruzione scenografica, arricchita da dettagli architettonici accurati, trasforma la città in un personaggio a sé stante, capace di evocare tanto l’isolamento quanto la resilienza dell’animo umano.
Trama e struttura narrativa
Il nucleo della storia ruota attorno a Isak Borg, un diplomatico sognatore e solitario, e alla poliziotta nordcoreana Seo Bok-joo, la cui relazione clandestina rappresenta un atto di ribellione contro il conformismo e la repressione.

Attraverso incontri furtivi, flashback intensamente evocativi e dialoghi intrisi di tensione, il film racconta la disperata ricerca di verità e affetto in un contesto politico ostile.
Nonostante la durata contenuta in 73 minuti, la narrazione si muove con un ritmo meditato che consente di esplorare ogni sfumatura emotiva, dal dolce sussurro dell’amore proibito alla crudezza di un regime implacabile.
Stile visivo e atmosfera
Kim Bo-sol adotta un’estetica fortemente suggestiva: una palette cromatica dominata da toni freddi, grigi, bianchi e sfumature di blu, che intensifica il senso di spaesamento e isolamento.
Il costante inverno visivo, un vero e proprio personaggio di contorno, amplifica la percezione di un paesaggio tanto bello quanto implacabile.

Le inquadrature, quasi pittoriche, nel catturare la maestosità e la desolazione urbana di Pyongyang, sono rese con una cura impeccabile, sebbene lasciando qualche ombra di dubbio in alcuni tratti, come nei volti meno definiti e nell’uso reiterato di effetti cromatici per simboleggiare il freddo, come le guance costantemente rosse, ma dettagli… in questo senso, vista la tipologia di opera, non è un aspetto sul quale focalizzarsi.
Tematiche e simbolismo
Al di là delle apparenze hollywoodiane, The Square si trasforma in una profonda riflessione umana: l’amore segreto fra Borg e Bok-joo diventa la metafora di una resistenza silenziosa contro i meccanismi di controllo statale.
Il personaggio di Lee Myung-jun, inizialmente cinico e distaccato, evolve fino a incarnare la complessità morale di chi si trova imprigionato in un sistema autoritario.

Il titolo stesso, The Square, si presta a molteplici letture: è al contempo il palcoscenico degli incontri e un simbolo della geometria rigida del potere, che tenta di banalizzare e incanalare il caos dell’emotività umana.
Colonna sonora e montaggio
La colonna sonora si rivela una componente essenziale nell’architettura emotiva del film. Le delicate melodie pianistiche, abbinate al suono inconfondibile del vento e ad altri elementi ambientali, creano un sottofondo che amplifica la sensazione di claustrofobia e riflessione.
Il montaggio, calibrato con precisione quasi architettonica, permette alla narrazione di trovare respiro in ogni silenzio e in ogni pausa, evitando cadute di tono eccessivamente drammatiche, mantenendo così un equilibrio raffinato tra suspense e intimità.
Un’opera coraggiosa, poetica e che apre ad un sequel…
Pur essendo plasmato entro i vincoli di un budget contenuto, The Square emerge come un’opera coraggiosa e sorprendentemente poetica.
La scelta di presentarlo in anteprima mondiale al Far East Film Festival non è un caso, ma la naturale conseguenza di un film in grado di superare i confini tra generi e culture.
Le performances vocali, insieme a una sceneggiatura stratificata, rendono questa pellicola un appuntamento imperdibile per gli appassionati di cinema politico, di storie d’amore intricate e di animazione asiatica d’eccellenza.
The Square non è solo una storia d’amore… ma una presa di coscienza su libertà e oppressione.
The Square non è semplicemente una storia d’amore in ambienti ostili, ma un provocatorio invito a riflettere sul delicato equilibrio tra libertà personale e oppressione statale.
La pellicola si distingue per la sua capacità di tradurre in immagini e suoni un complesso intreccio di emozioni e tensioni politiche, lasciando un segno duraturo nello spettatore, un segno che invita a interrogarsi sul valore intrinseco della bellezza, anche quando essa si scontra con le forze più rigide del controllo sociale.