In questo articolo andremo ad esplorare un panorama ben conosciuto, ma spesso dimenticato quando si tratta di videogiochi: il Genere.
Badate bene, non proseguiremo facendo una caratterizzazione sulle diverse categorie videoludiche (fps, mmorpg etc.), bensì ci focalizzeremo sui cosiddetti filoni che hanno riempito, di periodo in periodo, gli scaffali dei maggiori negozi fisici e virtuali.
All’inizio com’era caratterizzata l’industria dei videogiochi?
È naturale iniziare dalle origini, tornare indietro e ripartire dagli anni ’40 ed esplorare la storia che ha fatto i videogiochi, ma non siamo qui per una lezione scolastica, vogliamo stabilire uno starting point più commerciale, più recente. Infatti partiremo dai primi anni ’70, quando iniziavano a spuntare i Pilastri dell’industria videoludica, tra cui Atari. Sempre in quegli anni si affermavano quei luoghi di ritiro videoludico che a noi giovani del post millennio giungono, ahimè, solo grazie a storie e pellicole del tempo: le Sale giochi, e non quelle con i simulatori di guida e di pallacanestro, ma quelle piene zeppe di cabinati con giochi di ogni genere e sorta.

Esistono ancora le sale giochi?
Certamente, ne esistono parecchie, ma hanno perso la caratterizzazione di cui parlavo poco fa: non sono più presenti i cabinati di una volta. Però se ci fermiamo a riflettere, non è mica vero che al giorno d’oggi le sale giochi dal vivo rappresentano l’unica forma di catalogo indie.
Indie? Negli anni ’70 mica esisteva il genere indie!
Si e no. In realtà i primi videogiochi commercializzati erano dei veri e propri esperimenti, non appartenevano ad un genere noto che poteva permettere di dire “ah sì, è uscito il nuovo capitolo arcade-platform di Sega“. Il motivo principale è legato al fatto che, in quegli anni, i filoni videoludici stavano proprio nascendo nell’industria in rapido sviluppo. Prendiamo alcuni esempi famosi che tutti potrete ben ricordare:
Doom (1990) è stato il fautore del genere FPS, poi seguito dal famosissimo Wolfenstein 3D (1992), a cui è seguito Quake (1996) e via dicendo possiamo tracciare la linea che ha portato all’uscita del recente COD: MWII
Space Panic (1980) ha avviato il filone dei videogiochi a piattaforme (o platform), anche se in realtà fu Donkey Kong (1981) a riscuotere un enorme successo e ad avviare commercialmente il genere
Ultima e Wizardry avviarono in pompa magna il genere dei giochi di ruolo (GDR), anche se in realtà potevano essere visti come discendenti di Akalabeth: World of Doom, e ancor prima di dnd (1975), tutti titoli del filone roguelike che andava a crearsi e a definirsi proprio in quel momento

Quindi erano tutti filoni indie all’inizio, poi sono diventati famosi e hanno avviato un genere tutto loro?
A quanto pare sì, ed ecco che arriviamo al fulcro del discorso che vorrei imbastire. Ancora oggi è possibile giocare a moltissimi titoli indie rintracciabili presso siti quali itch.io, ma ciò che potrete constatare è che il significato originario del termine Indie è sfumato e attualmente è utilizzato come bollino per targare tutti i videogiochi creati da piccoli studi senza l’aiuto economico di un editore.
E adesso vi creo una Sinapsi attraverso le epoche:
Gli indie stanno morendo? Dobbiamo aprire una campagna di raccolta fondi per aiutarli? Ma no, che cavolate, il panorama dei giochi indie è gravido come non mai!
Quante volte sono approdati sul mercato titoli dall’aspetto indie (quindi senza genere) che poi si sono affermati e hanno creato un vero e proprio filone videoludico? Più spesso di quanto crediate!
Vi siete già scordati di PUBG, Among Us, Fortnite, Fall Guys, Phasmophobia e tanti altri? Mi sa che uno di questi lo state ancora giocando tuttora.
Fine parentesi sinaptica

Ecco che oramai avete aperto gli occhi, molti indie diventano famosi e creano un filone tutto loro.
È sempre una buona cosa rendere commerciale un titolo e forzare il mercato a produrre giochi di questo “nuovo” genere?
Certo che no, non è nuovo il concetto di ristagno di idee per quanto riguarda l’arte, nemmeno il settore videoludico ne è stato esente. Non si tratta di un avvenimento così recente, lo abbiamo visto in passato nel caso di titoli del tipo: roguelike, zombie, spazio infestato dai mostri etc. Quando un gioco diventa famoso, inevitabilmente tutte le aziende producono forzatamente titoli di quel genere per cavalcare l’onda della fama. Attualmente le aziende si stanno “impegnando” tantissimo per produrre giochi del filone gestionale agricolo e il mercato ne è saturo.
In conclusione posso solo che ammirare la temerarietà dei titoli indie di opporsi con la loro originalità ai tanto decantati colossi commerciali, che fanno soldi e guadagnano popolarità solo grazie all’idea scopiazzata da qualcun altro. Sicuramente arriverà il momento in cui altri giochi indie riusciranno a forare la superficie di banalità commerciale e ad affermarsi come nuovo genere videoludico. Speriamo solo che non si facciano superare da un clone commerciale dal budget superiore.