Il 23 agosto di quest’anno anche in Italia è uscito l’attesissimo film sulla storia di Julius Robert Oppenheimer diretto da Cristopher Nolan e con un cast di tutto rispetto. A un mese di distanza dall’uscita in America e in altre zone geografiche, questo film è riuscito a sbalordire e ad essere recepito bene in tutto il mondo perché nonostante sia una storia essenzialmente americana, ha pure un grande contenuto umano. La presenza di una mentalità fortemente americana è infatti estremamente visibile, il patriottismo c’è dall’inizio alla fine, ma si fa man mano più flebile in favore di riflessioni più attente sulla colpa.

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Oppenheimer, la tecnica al servizio della colpa

Nolan si sentiva molto pesante già nei trailer del film, si capiva che c’era la sua mano dietro la cinepresa e sopra la testa del direttore della fotografia, sempre molto riconoscibile (grazie al signor van Hoytema presente da Interstellar in poi al fiano di Nolan). La pellicola è speciale, poiché si tratta di IMAX 70mm (link per approfondimento), colorata, difficile da usare e soprattutto analogica, questo è il vero marchio di fabbrica del regista.

La storia viene mostrata in due principali tempi diversificati grazie all’uso del bianco e nero che raccoglie le sequenze ambientate dopo la sparizione di Oppenheimer dalla scena pubblica di alto profilo, mentre a colori sono i tempi della “deposizione” dinnanzi a una corte speciale mentre il protagonista racconta la storia attraverso flashback.

Ogni aspetto del film è caratterizzato da un incipiente senso di angoscia che preme sullo spettatore grazie ai colori delle immagini e alla colonna sonora, un modo superbo di trasmettere l’incertezza soprattutto nei momenti più tesi che hanno costellato la vita di Oppenheimer e delle persone che hanno vissuto l’America di allora. Tuttavia il film si prende il suo tempo anche per la leggerezza, rara ma importante, specie tra i personaggi di Oppenheimer e Groves (Cillian Murphy e Matt Damon).

Oppenheimer film

A favorire l’interpretazione dei pensieri di Oppenheimer sono elementi extradiegetici, sembrano visioni, ma non sono altro che un modo del regista per trasmettere le emozioni del protagonista, decisamente incapace ad aprirsi sul serio. Oltre a questi, gli effetti visivi sono interessanti poiché c’è uno scarso ricorso alla CG e pure l’importante esplosione del test di Trinity (non è spoiler, non si possono fare spoiler su un film storico) è realizzata interamente in maniera analogica con benzina e altri materiali e ingrandita con speciali tecniche di ripresa di modo da renderla palpabile, estremamente reale, dando vita a una scena incredibilmente emozionante.

Quando sarete al cinema prestate attenzione a diverse scene per la maestria adoperata dalla regia e dagli attori: La prima è quella in cui entra per la prima volta Boris Pash (Casey Affleck), la seconda è il momento dell’esplosione di Trinity e i successivi festeggiamenti, la terza tratta il discorso di Oppenheimer al suo team dopo la vittoria contro il Giappone, la quarta è Oppenheimer di fronte al procuratore e l’ultima è il finale.

La sceneggiatura e le tematiche di Oppenheimer

Oppenheimer racconta una storia estremamente grigia nelle sue tematiche, una storia fatta di scienza immaginifica e solo dopo ripercussioni. Si parla di un sistema bizzarro, di una realtà molto diversa dalla nostra, da Truman a McCarthy e della vita di un libero pensatore nella terra della “libertà”. L’aspetto più debole del film è nel personaggio di Strauss (Robert Downey Jr) e la sua vicenda col senato degli Stati Uniti, ma non vi dirò altro perché si tratta effettivamente degli unici colpi di scena del film.

oppenheimer 1200

Nella forza del film rientrano anche i personaggi femminili, che sebbene siano solo sullo sfondo della vicenda (sono pur sempre gli anni 40) riescono a non essere macchiette messe nella pellicola solo per spuntare le caselle di partecipazione. Favoriscono anzi a creare delle scene molto potenti e vitali per il protagonista. Tutti gli scienziati sono ben distinti e tra tutti mi sono piaciuti in particolare Teller, Einstein e Bohr, ciascuno con le sue motivazioni e pensieri ben narrati.

I tempi in cui accade la vicenda del flashback non sono mai molto chiari, ma capita che arrivi qualcuno che sventola un giornale (Thopos essenziale ormai) che riporta la vicenda nelle sue coordinate storiche precise. Fatto sta che molte cose rimangono imperscrutabili e sotto il giudizio del singolo spettatore che ne trarrà conclusioni a seconda della propria sensibilità, la mancanza di chiarezza è necessaria nel raccontare la vita di un uomo.

La colpa

Tuttavia una cosa certa è la colpa, una tematica forte anche se non viene mai usata questa parola, la colpa che sente su di sé un uomo e quella che viene addossata al sistema mondo di cui lui fa parte, di cui noi facciamo parte, una sorta di nuovo peccato originale che le alte sfere si attribuiscono, ma è di tutti nessuno escluso. Qui entra in campo la propensione di ciascuno a considerarsi parte dell’umanità, di una nazione o di un’idea davanti alla tragedia del mondo che finisce, perché per qualcuno è finita davvero e la colpa non è mai di nessuno a quanto pare nell’annoso dibattito.

Può sembrare un discorso strano, ma le cose vanno messe in ordine coltivando pensieri propri e capacità critica verso se stessi. Non potremo mai sapere chi ha iniziato tutto, ma sappiamo come sta andando e ognuno ha delle responsabilità, Oppenheimer se ne rende conto estremamente bene e lo mostra al pubblico nel famoso filmato “I am become Death, destroyer of worlds” (citazione presente nel film, ma come palliativo, non come frase da fomento), nel film questa riflessione è espressa durante l’interrogatorio col procuratore, una delle migliori scene appunto.

Voto e conclusione

Il film dura tre ore intense e non sono sicuro di consigliarlo a tutti, ma resta un’opera d’arte degna del cinema d’autore portata a un pubblico ancora più grande e interessato. Credo sia stato il miglior film rilasciato quest’anno fino ad ora e i meme con Barbie si erano sprecati per una situazione che in Italia non si è nemmeno presentata (la potenza mediatica americana si sente anche nelle piccole cose) comunque vanno ringraziati perché hanno contribuito a crescere l’interesse per un film davvero valido e potente, a differenza del suo accompagno tedioso seppur breve. Andate a vedere Oppenheimer al cinema se potete e cercate una sala IMAX perché vale assolutamente la pena.

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