
GTA è forse una delle serie più conosciute al mondo e una delle serie che ha fatto più dibattere il tema della violenza nei videogiochi nonostante la violenza stessa sia solo uno dei tanti tasselli, più che altro un opzione di questa serie e non la base del gioco stesso. Pochi hanno davvero capito il concetto di questo gioco che non è fatto solo di rapine, sparatorie e personaggi grotteschi, ma che è in realtà una profonda critica sociale e porta con se tanta cultura anche se in buona parte parliamo di cultura del nuovo continente.


Era il 1997 quando la DMA Design pubblica per Sony Playstation il gioco Grand Theft Auto. Bisogna infatti puntualizzare che non fu Rockstar Games a creare la serie, infatti la Rockstar fu creata nel 98, ma fu invece DMA, creatrice di uno dei giochi più amati di sempre dal pubblico videoludico ovvero Lemmings, il mitico rompicapo che tutt’oggi ha ancora moltissimi fans. GTA doveva essere pubblicato per Sega Saturn, ma la politica dell’azienda nipponica era contraria, perchè abituata ad avere un pubblico prettamente giovane e la macchina fu creata in teoria per tutta la famiglia, quindi respinse subito l’idea di avere nel parco cartucce un gioco tanto violento. Di conseguenza DMA si rivolse a Sony, che colse subito la palla al balzo visto che con Playstation voleva toccare tutte le fette di mercato disponibili comprendendo anche quella fetta composta dal pubblico più maturo. Dopo la pubblicazione del titolo, partì subito il terremoto mediatico intorno al titolo che veniva descritto come un pericolo per bambini ed adolescenti senza rendersi conto che al contrario, GTA voleva “insegnare” come la criminalità non portava a niente ed era un mondo fatto solo di illusioni come il potere e i soldi facili visto che la conseguenza di tutto era solo un inutile rischio per la vita e la perdita delle persone a noi più care.

Ovvio dire che il primo gioco, seppur divertentissimo era ancora parecchio lontano dal concetto di GTA che conosciamo oggi, ma come detto, era dannatamente divertente. Otto personaggi giocabili anche se erano solo semplici skin di gioco e nessuna abilità particolare differenziata, tre grandi città ovvero Liberty City, San Andreas e Vice City e nessuna trama ma solo missioni fra l’altro parecchio difficili man mano che si andava avanti. Scopo del gioco, guadagnare un mucchio di soldi e raggiungere un certo livello di punteggio per sbloccare la location successiva. Fin qui poteva essere paragonato ad un qualsiasi altro gioco di allora, seppur con la differenza della violenza in game, ma la vera differenza era la libertà. GTA fu il primo vero gioco dove eri libero di fare quello che più ti pareva. Non eri per forza legato alla missione ed eri libero di proseguire o cazzeggiare a differenza degli altri giochi, dove eri per forza legato allo schema di gioco che prevedeva una missione legata all’altra. Con l’uscita di GTA in pratica, si sentì parlare per la prima volta del concetto di “open world”. Concetto che prima di allora nel mondo videoludico non esisteva ed è questo principalmente che fu il vero colpo di genio di DMA. Dal punto di vista tecnico era qualcosa di straordinario per l’epoca. Decine di auto da rubare fra cui, auto lente, veloci, governabili e ingovernabili, moto, camion, ambulanze, pompieri e chi ne ha più ne metta. Una IA della polizia che seppur non proprio una cima, rispondeva più che bene, dando del filo da torcere al giocatore sopratutto in base al livello di sospetto che cresceva man mano si facevano danni con tanto di SWAT e addirittura l’esercito con i carri armati!

Passano due anni e i ragazzi di DMA Design sfornarono GTA 2 il tanto agognato seguito che tanti stavano aspettando. In quei due anni di attesa, intanto la Take-Two Interactive comprò i diritti di GTA. GTA 2 uscì quindi sempre sotto DMA, ma venne pubblicato da Rockstar Games. Infatti Take-Two per evitare casini dovuti alle possibili ripercussioni fatte di multe e denunce dovute al titolo così controverso, creò il publisher Rockstar Games in modo che avendo questi come “prestanome” nel peggiore dei casi grazie ai tanti cavilli burocratici, a chiudere sarebbe stata quest’ultima e non Take-Two. GTA 2 non si scostava molto dal primo capitolo, ma aveva comunque una nuova veste grafica e un nuovo gameplay più pratico, più preciso e più intuitivo.

Il gioco era ambientato in un’altra unica città, tre settimane dopo gli avvenimenti del primo capitolo e stavolta prendevamo il controllo di un unico personaggio. A differenza del primo titolo, stavolta c’erano diverse gang ove potevi essere assoldato e non un unico boss, fra le altre c’erano gang davvero esistenti come la Yakuza e la mafia russa. Altra succosa novità era il dover acquisire fiducia nei confronti di una gang per cui facevi missioni per sbloccare più missioni, ma allo stesso tempo la si perdeva nei confronti di una gang rivale della stessa a cui avevi dichiarato fedeltà. Di conseguenza, legarsi a una gang voleva dire avere tante missioni e tanti soldoni da guadagnare, ma anche essere inseguiti da quella rivale per tutta la città con intenti bellicosi, rendendo il gioco ancora più complesso e variegato, visto che oltre alle gang rivali, anche qui la polizia non scherzava affatto, ma comunque per difendersi, con i soldi guadagnati potevi comprare armi migliori e girare bustarelle alla polizia per abbassare il livello di sospetto.

Altre cose degne di nota erano, la comparsa delle canzoni una volta entrati in macchina e i primi easter eggs, marchio di fabbrica del brand. La serie GTA ha avuto anche due chiamiamoli spin off, ovvero GTA 1969 e GTA 1961, due esperimenti, come venivano chiamati dai ragazzi di DMA. In pratica parlavano delle peripezie di una banda di rapinatori ambientata nella Londra degli anni 60.
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