Se vi siete persi la prima parte, la trovate qui.

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Ci vollero ben 5 anni di lavoro e finalmente, nel 2002, Bethesda potè rivelare al mondo il titolo che avrebbe definitivamente consacrato la serie, The Elder Scrolls III: Morrowind. Questo titolo fu a tutti gli effetti un capolavoro senza tempo. Un titolo che pescava a piene mani tutto il meglio visto su Arena e Daggerfall, lo migliorava e lo elevava al massimo della potenzialità, facendolo divenire un titolo impeccabile. 

Morrowind logo

Nonostante il mondo di gioco era “minuscolo” se confrontato con i predecessori, la qualità in se li superava sotto tutti i punti di vista. Morrowind era realizzato interamente in 3D e vantava un sistema di combattimento e di crescita del personaggio che rasentavano lo stato dell’arte. Il vantaggio inoltre di lavorare ad una mappa più piccola, poteva far concentrare gli sviluppatori sui particolari, rendendo ogni location unica e caratterizzata. La trama di gioco parla del nostro personaggio come la reincarnazione di Nerevar, un eroe morto tanto tempo fa, che si sarebbe un giorno tornato secondo un’antica profezia e avrebbe guidato il suo popolo verso la libertà. 

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Classico della serie, il nostro eroe all’inizio è in catene, prigioniero del regno e comincierà pian piano una scalata che lo porterà a compiere il proprio destino. Nonostante l’enorme successo, Bethesda, non rimase a crogiolarsi, ma sfornò ben due espansioni, Tribunal e Bloodmoon che non intaccarono minimamente l’offerta videoludica, ma addirittura la impreziosirono e migliorarono ancor di più quello stupendo mondo che avevano già messo in piedi con Morrowind. In pratica per quell’epoca Morrowind fu praticamente perfetta e la sfida che avevano davanti i ragazzi di Bethesda per un quarto capitolo, era qualcosa di titanico. 

Dopo quanto visto su Morrowind, l’attesa divenne ossessiva e le pretese altissime, ma nel Marzo 2006 tutte questa attesa e queste premesse trovarono una favolosa conferma. The Elder Scrolls IV: Oblivion era un gioco pazzesco, una produzione maestosa che riuscì nell’intento di migliorare tutto quello che aveva reso grande Morrowind. La trama era ancora ambientata nelle terre di Tamriel, precisamente nella regione di Cyrodiil, sei anni dopo le vicende di Morrowind. Per l’ennesima volta il nostro personaggio inizia l’avventura in catene e nelle prime fasi di gioco si viene incaricati dall’imperatore in persona di riaccendere i cosidetti “fuochi del drago” che in teoria dovrebbero impedire l’apertura dei cancelli dell’Oblivion e la successiva invasione del regno da parte dei mostri che popolano quel mondo parallelo a quello umano. 

oblivion logo

Come sempre, questo era solo l’incipit di una trama maestosa, condita da substrati sociali, religiosi e filosofici, enormemente ramificata, ma giostrata in modo impeccabile. Oblivion portava con se innumerevoli novità dal punto di vista “registico”, ma anche dal punto di vista tecnico, infatti una succosa novità era quella di potersi unire a delle gilde come quella dei ladri o la confraternita oscura. Ogni fazione apriva interessantissimi percorsi narrativi condite da numerose quest ben strutturate e realizzate. Oltre al motore grafico migliorato in modo esponenziale, Oblivion portava con se una importante innovazione, il Radiant AI System. Questo sistema di intelligenza artificiale rendeva vivo e credibile tutto il mondo di Oblivion ed in pratica ogni personaggio viveva la propria vita indipendemente da quello che aveva intorno, quindi se un personaggio doveva ordinarci una quest, difficilmente lo trovavi fermo e impalato su un punto della mappa in attesa del nostro arrivo, al contrario si muoveva di continuo e se ad esempio dovevi consegnare una cosa ad un fabbro, può darsi che non lo trovavi nel suo negozio, ma magari nella vicina taverna a bersi un boccale di birra perchè assetato, così come se ripassavi dopo 10 minuti, lo potevi ritrovare ad incamminarsi per tornare a lavorare. 

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Tutto questo, unito a un sistema di combattimento reso ancora più fluido, una colonna sonora e un doppiaggio strepitosi, elevarono Oblivion a icona del gaming dell’epoca. Anche in questo caso Bethesda non rimase con le mani in mano, ma produsse due espansioni ovvero Knights of the Nine e Shivering Isles. Se il primo inserì solo delle quest secondarie aggiuntive, andando comunque ad ampliare ed inpreziosire il titolo, il secondo viene ricordato come uno dei contenuti aggiuntivi meglio realizzati di sempre nel campo videoludico. Questo DLC infatti, oltre a numerose fazioni a cui ci si poteva unire con sottoquest annesse e numerose magie aggiuntive, poteva vantare una questline principale che per essere completata ci volevano oltre 30 ore di gioco. In pratica un DLC che durava più di buona parte dei giochi completi che escono ultimamente  

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Dopo l’uscita di Oblivion la luce calò sulla serie The Elder Scrolls e nel 2008 e 2010 infatti, Bethesda intraprese un nuovo cammino che la portò a pubblicare due Fallout di nuova generazione, ovvero Fallout 3 e Fallout New Vegas. Fallout 3 in particolare, verrà ricordato come uno dei migliori giochi in assoluto di questa generazione e forse di sempre. Lo stile GDR simile a The Elder Scrools, le meccaniche simil FPS, ma sopratutto lo straordinario scenario post apocalittico catturò milioni di videogiocatori e quindi sembrava che l’era delle antiche pergamene fosse tramontato e che Bethesda avesse voltato pagina. A gennaio 2011 invece, sul sito di Bethesda appare un trailer che manda in estasi tutto il mondo videoludico. 

Wiki

Con il rilascio mondiale di The Elder Scrolls: Skyrim in data 11/11/2011, Bethesda ha dimostrato che si può superare l’impossibile. Un gioco maestoso, immenso, che non ha caso ha avuto decine e decine di riconoscimenti. Con questo titolo si viene catapultati a conoscere le zone nordiche di Tamriel, nella regione chiamata appunto Skyrim duecento anni dopo le vicende narrate da Oblivion. All’inizio ci si ritrova nel bel mezzo di una guerra civile fra l’esercito imperiale e i ribelli Manto della Tempesta, intenti a combattere per l’indipendenza di Skyrim dal controllo dell’impero. La situazione già di per se tesa, si complica con l’arrivo dei draghi che dopo secoli di silenzio ritornano a seminare terrore e distruzione ed è qui che entra in scena il giocatore. Verremo infatti a saper ben presto di essere quello che nelle profezie viene chiamato “Sangue di drago” e che secondo queste, saremo colui che riuscirà a cacciare i draghi da Tamriel e uccidere la loro guida Alduin, il dio nordico della distruzione. In termini di gameplay, questo espediente ha fatto in modo che Bethesda potesse inserire nel gioco gli “urli” che non sono altro che parole il lingua draconica che il giocatore può imparare e usare contro i nemici. 

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Di queste parole ce ne sono circa una ventina che vanno ad aggiungere uteriore profondità ad un gioco che di per se ha già nel suo arsenale magie di ogni tipo e altra novità, la possibilità di impugnare ben due armi e il gestire indipendentemente la mano sinistra e quella destra. La creazione del personaggio inoltre, risulta molto più libera grazie alla completa eliminazione delle classi e il sistema di crescita del personaggio completamente basato sulle scelte e gli attributi potenziati ad ogni passaggio di livello. In Skyrim sono riusciti a migliorare addirittura il Radiant AI System già visto in Oblivion, rendendo la vita e lo scorrere del tempo in modo ancora più realistico. Come da prassi, anche per Skyrim sono state pubblicate delle espansioni di gioco. Le espansioni uscite sono ben tre, Dawnguard, Heartfire e Dragonborn. Se le prime due hanno aggiunto numerose quest e piccole, ma interessanti sottotrame, Dragonborn invece è un DLC assolutamente strepitoso dove viene aggiunto un nuovo continente e una storyline ben strutturata e longeva.

Prima di passare ai commenti finali e al mio personale pensiero su questa saga capolavoro, non posso esimermi di parlare un attimo della mezza delusione che è Elder Scrolls Online. Il pensiero principale, quando venne annunciato fu di euforia per la possibilità di vivere in primissima persona le terre selvagge di Elder Scrolls, ma già al primo test la delusione fu totale. Il multiplayer sarebbe dovuto essere la ciliegina sulla torta ad un brand che è divenuto leggenda ed invece ci siamo ritrovati un gioco monco, diviso fra un MMO e un grottesco prendere in giro Bethesda. Andando nel dettaglio, graficamente parlando è senza dubbio una gioia per gli occhi infatti Tamriel è bellissima e i dettagli dell’ambientazione e dei personaggi sono stati sviluppati in modo egregio, ma è il comparto tecnico a farti storcere il naso. Ci sono parecchi problemi per quanto riguarda l’interfaccia, così come il sistema di combattimento che è macchinoso e va rivisto. La sceneggiatura va da spunti veramente belli e interessanti a fasi noiose e banali per poi aggiungerci infine gli immancabili bug che qui si sprecano. Sia chiaro, non è propramente brutto, ma più che altro si è avuta fretta di buttarsi nella mischia dell’online con ingenuità e senza esperienza, forti del nome altisonante che è Elder Scrolls. Attraverso vari aggiornamenti le cose sono migliorate ed è diventato free to play, ma ammetto di continuare ad essere titubante verso questo titolo.

Giungiamo infine a E3 2018. Fra i vari teaser e demo dei tanti giochi presenti alla famosa fiera di Los Angeles, ad un certo punto si spengono le luci ed appare una singola immagine, una sola che basta a far sognare tutti i fan della serie, compreso me. Una immagine che che torna finalmente a farci respirare odore di ferro, cuoio e carne cotta sul fuoco. Rumore di martelli che picchiano sull’incudine e acciaio incandescente che sfrigola nell’acqua gelata di un fabbro. Voglia di tornare a far magie nelle terre selvagge. Pete Hines di Bethesda ha detto che ci vorranno parecchi anni prima di veder la luce per questo sesto capitolo e noi rimaniamo qui, ad attendere finalmente di poterci mettere le mani sopra…

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Alla fine cosa dire di Elder Scrolls se non che ogni capitolo della saga meriterebbe fiumi di parole e applausi a scena aperta. Meriterebbe nel suo piccolo applausi anche Daggerfall che nonostante sia stato un mezzo flop, fa parte della storia e degli albori di questa serie ed è quindi anch’esso un piccolo tassello di questa magia che è Elder Scrolls. Questa saga ha lasciato un segno indelebile nella storia dei videogiochi e ha aperto nuovi canoni e nuovi innovativi metodi nel modo di sviluppare i videogiochi rendendo, capitolo dopo capitolo, sempre più realistica e vera Tamriel che seppur un mondo fantastico, vuole cercare il più realisticamente possibile di farci immergere in questo mondo popolato di creature fantastiche e di uomini che vogliono raccontarci una storia, la loro storia. Uomini coraggiosi che vogliono insegnarci, seppur attraverso uno schermo, cosa vuol dire lo spirito del sacrifico e l’affrontare a viso aperto quella bella avventura che è la vita.

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