L’Indonesia porta, al Far East Film Festival 25, un gran bel pezzo di Storia del fumetto indonesiano nel grande schermo, firmato dalla regista Jakartiana Upi Avianto. Stiamo parlando di Sri Asih, la Wonder Woman d’oriente opera della mente di Raden Kosasih. Il lungometraggio parla di Alana (Pevita Cleo Eileen Pearce), una ragazza purtroppo orfana di genitori, morti alla sua prematura nascita a causa di una violenta eruzione vulcanica del Monte Merapi. Dotata di un prezioso e consistente senso di giustizia ed un’imponente forza fisica interiore (ricordiamo con piacere quanto accade nell’orfanotrofio, dove la bambina è subito pronta a difendere un suo coetaneo dai dispetti di altri ragazzi… chissà se lo re-incontreremo più avanti nella storia, eh?), viene presa in adozione da una donna facoltosa che sin dal primo sguardo scova qualcosa di meravigliosamente unico ed intrigante nella bambina. E come darle torto: divenuta una stoica Donna e lottatrice professionista, Alana “lotta”, oltre che con gli avversari miserabilmente sempre sconfitti, contro sè stessa per domare una misteriosa rabbia interiore che la pervade sin da bambina, misteriosi incubi incendiari compresi.

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In Sri Asih una minaccia incombe…

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Per una strana combinazione di eventi, la ragazza entra in contatto con una losca famiglia proprietaria di una multinazionale: Prayogo. L’avvenimento, causa di numerosi concitati eventi, si rivela in realtà una risposta ai numerosi interrogativi che la nostra protagonista si pone sin dalla sua tenera esistenza. Quasi subito dopo, infatti, conosce un cordiale ragazzo che, in modi tutti da scoprire vivendo il film, la porta, assieme alla madre del ragazzo, ad affrontare una missione dèdita al salvataggio della loro nazione. Una focosa minaccia incombe nel territorio indonesiano, e ci vuole qualcuno per affrontarla e sconfiggerla: Alana si rivelerà la prescelta dalla Dea Asih. Riuscirà però a domare i suoi incessanti e sempre più persistenti istinti di rabbia che rischiano di mandare a catafascio l’incarico?

Dotato di un ottimo uso di riprese dinamiche, coadiuvate da una CGI ponderata e nel suo mozzafiato, una storia solida e di suo interconnessa ed un ritmo costante, il prodotto rende a pieno, valorizzando soprattutto le doti che l’attrice Pevita Pearce ci traspone in Alana. Il girato si rivela anche una vera e propria denuncia su un mondo scorretto, irrispettoso ed in balia della corruzione e l’insabbiamento. Lungo la storia, quasi nulla è lasciato al caso, fornendoci quindi una buona panoramica generale complessiva dei personaggi principali. Ciò che lascia un po’ il punto interrogativo, a fini migliorativi per un prodotto successivo, è il finale abbastanza breve ed arraffazzonato. Sia chiaro, il prodotto è molto ben riuscito, ma a volte sembra che per non far durare il film quella mezz’ora in più si brucino le tappe. Le scene di combattimento, parte sostanzialmente principale del film, sono decisamente migliorate rispetto al precedente Gundala, fornendo maggiore impatto e crudezza pugno dopo pugno. Parere strettamente personale: la color ha decisamente margini di miglioramento…

Non a caso, sopra, vi citiamo l’eroina dell’universo DC; per chi ne è appassionato, noterà numerose attinenze a Diana… ahem… Wonder Woman. Un esempio sono alcune pose ed espressioni facciali, ma soprattutto una buona similitudine cromatica e stilistica del costume e del make-up. Il cast d’eccezione e le ottime tecniche cinematografiche applicate potevano tranquillamente sconfinare scardinandosi dall’universo rispettivamente d’oltreoceano. Nell’insieme, tuttavia, il prodotto è tranquillamente fruibile e possiamo tutto sommato mettere da parte queste piccolezze.

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