Tra i registi italiani più interessanti affrontati in questa rubrica è sicuramente Elio Petri.
Il suo è sempre stato un occhio molto attento ai problemi sociali che affliggevano il nostro paese, soprattutto negli anni 70.
Infatti il film di cui vi voglio parlare oggi è un altro dei suoi capolavori:
“La classe operaia va in paradiso”.
Datata 1971, questa pellicola è un altro pezzo del grande patrimonio culturale che è il cinema nostrano.

La trama.
L’operaio Lulù Massa, 31 anni, nella fabbrica è il cottimista su cui tutti debbono basare i tempi di produzione. Per il suo stakanovismo è osteggiato dai compagni di lavoro ed amato dai dirigenti. Quando però perde un dito nella macchina a cui è addetto, il suo modo di guardare al mondo della produzione muta radicalmente, diventando un simbolo delle lotte operaie.
I temi.
Il film parla chiaramente dell’ alienazione causata dal lavoro a cottimo in fabbrica.
Lulù infatti, quando lavora, non sembra più una persona, bensì una macchina.
A lui non importa se, per guadagnare di più, deve sopportare dei ritmi infernali, dopo tutto in questo modo può permettere vari beni che gli portano comodità.
Il suo modo di vivere mosso da un consumismo che non lo soddisfa, lo porterà ad avere rapporti sempre più conflittuali non solo con le persone ma anche con la realtà.
Infatti questa alienazione a un certo punto lo porterà anche alla pazzia.
Lui, dopo l’ incidente cambierà modo di pensare, si rende conto del vuoto della sua vita, ma questo non basterà per migliorare la condizione della classe operaia.
La forma.
Elio Petri cerca di dare un’idea ossessiva del meccanicismo non solo attraverso le immagini ma soprattutto attraverso il suono.
Il sonoro, accompagnato dalle musiche di Ennio Morricone, aiuta infatti a farci entrare nella testa di un operaio costretto a sentire tutto quel baccano.
La regia di Elio Petri, come sempre, è di grandissima fattura, grazie anche ad una fotografia fredda, opprimente ed un montaggio perfetto.
Tutti gli attori sono molto bravi, ma è chiaro che il protagonista interpretato da uno straordinario Gian Maria Volontè ruba la scena.
In conclusione.
Anche questo è uno di quei film che è bene conoscere perché è uno dei migliori diretti dal maestro Petri.
Se non avete ancora visto “la classe operaia va in paradiso”, fatelo subito!