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Tra i generi più affascinanti nella settima arte vi è sicuramente la fantascienza sociologica, poiché permette di affrontare temi interessantissimi.

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Infatti l’ ambientazione distopica è un mezzo molto efficace da cui trarre spunti di riflessione sulla società odierna e sui principi etici e morali.

Di pellicole di questo genere ce ne sono molti e la stra grande maggioranza di esse ha ispirazione letteraria.

Ad esempio da uno dei racconti di Philip K. Dick è stato tratto il bellissimo “Blade Runner”, che è considerato un capolavoro assoluto.

Però quest’ ultimo non è l’ unico film ispirato dalle opere del noto autore statunitense.

Infatti, basandosi sul racconto “rapporto di minoranza”, Steven Spielberg ha realizzato uno dei suoi migliori film più particolari, ovvero “Minority Report”.

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La trama.

Nel 2054 la città di Washington ha cancellato gli omicidi da ormai 6 anni grazie a un sistema chiamato Precrimine.                        Basandosi sulle premonizioni di tre individui dotati diprecognizione, detti Precog, la polizia riesce a impedire gli omicidi prima che essi avvengano e ad arrestare i potenziali “colpevoli”.                       È un sistema delicato, osteggiato da molti, che però sembra funzionare senza intoppi.                         Almeno questo è quello che pensa il capitano John Anderton, responsabile della sezione Precrimine.

Il sistema Precrimine sta per essere utilizzato su scala nazionale, ma prima è necessario dimostrare che sia assolutamente perfetto.           Per questo motivo viene inviato sul posto l’ispettore federale Danny Witwer, alla ricerca di eventuali difetti del sistema.

Ed è proprio in questo momento che Anderton fa una scoperta totalmente inaspettata:           sembra infatti che il prossimo omicidio verrà commesso proprio da lui.

Convinto di essere stato incastrato e senza alcuna idea su chi sia la sua vittima, Anderton comincia la sua fuga in cerca della verità.

Temi e caratteristiche.

Spielberg è conosciuto per essere un maestro nel realizzare film di intrattenimento e “Minority Report” ne è l’ ennesima prova.

Infatti la pellicola riesce fin da subito a catturare l’ attenzione dalle prime immagini e il ritmo è dosato alla perfezione.

Se all’ inizio esso è abbastanza lento per introdurci al meglio il contesto e tutto il necessario per mandare avanti la storia, man mano che si va avanti aumenta fino a diventare incalzante.

Questo è senza dubbio un film che non annoia, ma allo stesso tempo riesce anche a far riflettere lo spettatore su temi mica da ridere.

Infatti esso ci pone continuamente delle domande:

-È giusto che questa gente sia arrestata prima di compiere l’ omicidio ?                                       -Il futuro è veramente scritto ?  o c’ è la possibilità che ne esista uno alternativo ?

Inoltre ci viene mostrata una società molto contraddittoria.

Nonostante non ci sia nessun omicidio che violi la totale libertà dei cittadini, vi è un controllo ossessivo della popolazione.

Infatti Washington sembra che sia diventata un’enorme “grande fratello”, poiché tutti i cittadini vengono continuamente monitorati attraverso scansione oculare ovunque vadano.

I temi e il senso di oppressione espressi da immagini molto fredde rendono “Minority Report” il film più cupo in assoluto di Spielberg.

Il regista, pur non togliendo i suoi marchi di fabbrica, realizza qualcosa di diverso dal solito.

Infatti oltre ad essere un film veramente oscuro a piccolissimi tratti c’ è anche della grottesca ironia.

La forma.

Qui Spielberg decide di sperimentare molto dal punto di vista registico.

Infatti la sua regia è molto più dinamica del solito, grazie soprattutto alle panoramiche a schiaffo e a lunghe inquadrature movimentate (C’ è un piano sequenza interamente dall’ alto che è roba veramente da pelle d’oca!).

Il montaggio, come la regia, è semplicemente fantastico.

La società futuristica è molto suggestiva, realizzata benissimo attraverso costumi e scenografie assolutamente perfetti.

La fotografia desaturata, che appiattisce molto i colori fino a renderli “appassiti”, riesce a rendere al meglio l’ atmosfera distopica di questo bizzarro futuro.

Ottimi anche gli effetti visivi e sonori e le musiche di John Williams, come sempre, sono semplicemente straordinarie.

Infine il cast non è per niente male.

Nonostante ogni tanto vada un po’ sopra le righe, Tom Cruise è perfetto come protagonista.              Al suo fianco però, c’ è un Collin Farrel assolutamente fantastico nei panni di Witwer, uno dei personaggi più interessanti del film. 

Bravissimi anche Max Von Sidow, Samantha Morton e Peter Stormare, il quale compare per poco in un ruolo memorabile nella scena più inquietante del film.

In conclusione.

Nonostante non sia così conosciuto, oltre ad essere uno dei migliori film di Spielberg in assoluto è anche uno degli esempi più interessanti di fantascienza del ventunesimo secolo.

Se non l’ avete visto, ve lo stra consigliamo!

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