Capitan Commando – Street Fighter II – Marvel Comics: L’inizio della Golden Age

Il genere dei picchiaduro a scorrimento diventò ben presto il più popoloso delle sale giochi d’inizio anni ’90: assieme agli sparatutto (shoot ’em up) e ai simulatori di guida, i picchiaduro con scrolling succhiavano una quantità enorme di gettoni ai ragazzi dell’epoca, che non avevano sistemi casalinghi così potenti per eguagliare la qualità dei cabinati arcade.

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In questo contesto, CAPCOM fu sicuramente la software house più attiva del periodo: capolavori passati alla storia come Captain Commando del 1991, ad esempio, riscossero un successo strepitoso, ed ancora oggi sono considerati ottimi giochi, estremamente divertenti. Captain Commando fu anche uno dei primi picchiaduro a proporre il gioco contemporaneo di quattro giocatori, cosa che fu introdotta per prima dalla Konami con il famosissimo “Teenage Mutant Ninja Turtles” ispirato all’altrettanta famosa serie TV e fumetti.

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Nel periodo veramente irripetibile, ovviamente non potevano mancare i supereroi della Marvel Comics“Captain America and The Avengers” del 1991 prodotto dalla Data East è tutt’ora ricordato come uno dei più interessanti e famosi beat ’em up con protagonisti CapIron Man e gli altri Vendicatori, mentre la solita Konami (assieme a CAPCOM, di certo la più attiva sul mercato dell’epoca) rilascerà nel 1992 “X-Men”, con un mostruoso cabinato che poteva ospitare il gioco contemporaneo di ben sei giocatori! Proprio nel momento in cui i picchiaduro a scorrimento sembravano poter dominare il mercato ancora per molti anni, arrivò un titolo destinato a far finire il ciclo, per iniziarne uno totalmente nuovo.

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Protagonista della poderosa virata, come al solito, fu la CAPCOM. Nel 1991, uscì un videogioco destinato per davvero a rivoluzionare completamente il concetto di beat ’em up: è “Street Fighter II: The World Warrior” della CAPCOM, seguito di “Street Fighter” pubblicato nel 1987. Il gioco si rivela subito un immenso successo mondiale, tanto da divenire un vero e proprio caso mediatico: diviene così popolare che lunghe code di ragazzi si formano davanti ai cabinati del titolo in sala giochi, e quasi ovunque vengono indetti addirittura mega-tornei, con premi in palio.

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L’enorme fama del gioco arriva pure qui in Italia, ed è subito ‘Street Fighter mania’: anche nel nostro paese si formano file enormi davanti ai bar o alle sale giochi con “Street Fighter II: The World Warrior”, e tale tendenza rimase in essere ad ogni uscita di un nuovo episodio della saga.

Come il suo predecessore, “Street Fighter II: The World Warrior” si presentava come un picchiaduro ad incontri (al meglio di tre round), ma introduceva diverse novità, tra cui una grafica eccezionale per l’epoca (per il famoso sistema CPS con processore Motorola 68000), un sistema di combattimento ed hit point completamente rivisti, molti personaggi selezionabili, ottimanente caratterizzati e ciascuno dotato del suo particolare stile di combattimento. Tutte queste innovazioni rendevano il titolo estremamente tecnico, preciso nei controlli e permettevano al giocatore di usare una grande quantità di tecniche e tattiche di lotta, scegliando quindi l’uso del personaggio a seconda delle proprie capacità ed inclinazioni combattive.

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La CAPCOM realizzò anche una complessa (per un picchiaduro) storia, ed il torneo di arti marziali venne ambientato in tutto il mondo, assegnando quindi ad ogni personaggio un particolare scenario.

Il gioco diventerà lo standard di riferimento per il genere, spodestando in fama e successo tutti gli altri titoli precedentemente prodotti; grazie a “Street Fighter II” le produzioni software cominciarono ad orientarsi massicciamente sui picchiaduro ad incontri, perdendo via via interesse per quelli a scorrimento. La CAPCOM, visto l’enorme successo del gioco, pensò bene di prolungarne il ciclo vitale con update continui, su base annuale: ecco quindi nel 1992 uscire “Street Fighter II – Champion Edition” e “Street Fighter II: Hyper Fighting”, nel 1993 “Super Street Fighter II – The New Challengers” e nel 1994 “Super Street Fighter II Turbo”.

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A queste versioni ufficiali, si affiancavano poi una miriade di hack di terze parti, per una quantità di versioni dello stesso gioco davvero cospicua. La serie originale ebbe anche dei riuscitissimi spin-off (o prequel), come l’apprezzata serie ‘Alpha’ o ‘Zero’, che narra gli eventi antecedenti al primo “Street Fighter”. Innumerevoli anche il numero di cloni del gioco sviluppati dalle altre software house, sia per arcade che per console casalinghe: sono stati talmente tanti (spesso, di misera qualità) che è davvero impossibile elencarli tutti… E forse non sarebbe poi neppure così utile.

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“Street Fighter” diventerà un brand estremamente longevo per CAPCOM, anche più di “Resident Evil”: ha superato oltre vent’anni di pubblicazioni, ed almeno un episodio della serie è stato portato per pressoché qualsiasi console o sistema domestico prodotto dal 1991 un poi. Ora le nuove generazioni conoscono il titolo grazie ai moderni capitoli in 3D, dall’incredibile dettaglio delle texture e dei poligoni, ma l’essenza di gioco e buona parte della tecnica ancora riscontrabile nelle ultime produzioni è la stessa presente nelle versioni bidimensionali.

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Nel corso degli anni ’90, CAPCOM ha struttato fino al midollo la rendita garantita da Ruy e compagni, producendo anche cross-over di successo con i personaggi Marvel (tipo “Marvel VS CAPCOM”) oppure addirittura con la sua nemica giurata, l’SNK con la serie “CAPCOM VS SNK”. L’impatto culturale di “Street Fighter” e la sua enorme popolarità hanno portato anche la produzione di un film con protagonista Jean-Claude Van Damme del 1994“Street Fighter – Sfida finale”.

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Il film, tipico esemplare del: ‘talmente brutto da essere quasi bello’, è un terribile esempio di come Hollywood riesca, neanche impegnandosi troppo, a far diventare una storia interessante e con buoni spunti di sviluppo un’opera pietosa, che nulla o quasi ha a che vedere con la fonte d’ispirazione principale. Ciò nonostante, complice anche la morte prematura di Raúl Juliá, il film inaspettatamente si rivelò un discreto successo al botteghino.
Miracoli degli anni ’90!

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