Oggi vi portiamo un’intervista assai preziosa che siamo riusciti a realizzare con l’aiuto dello stand Shockdom durante il BeComics! 2023. L’ospite dell’intervista è nientemeno che il celebre fumettista per ragazzi, Marcello Toninelli.
Ringraziamo particolarmente la grandissima gentilezza e disponibilità di Marcello ad essere intervistato, e la collaborazione offerta da Shockdom. Di seguito trovate la video intervista e, successivamente, la trasposizione scritta della stessa, buona visione/lettura.
Parlaci di te e da dove provieni
Sono nato a Siena nel 1950, per cui qualche annetto fa, e fin da quando avevo 4/5 anni frequento i fumetti e all’epoca erano praticamente l’unico svago esistente per i ragazzini. Per me fu un amore a prima vista che mi accompagna tuttora alla bellezza di 73 anni.
Il fumetto ai tuoi tempi era un’altra cosa?
Sì, perché come ho detto non c’era concorrenza, la televisione cominciava appena a entrare nelle case degli italiani. Si parla dei primi anni 50, al cinema si andava a seconda delle disponibilità familiari, io veramente poco, per cui i fumetti che si compravano in edicola con 20/30 lire, erano alla portata di tutti. Noi eravamo quattro fratelli e si collezionava praticamente tutto quello che usciva in edicola.
Quale fu la tua saga preferita?
All’epoca noi abbiamo cominciato tutti con il monello, che era una pubblicazione della casa Edizioni Universo, quella di Grand Hotel. Mia madre, che per l’appunto comprava Grand Hotel, si leggeva fotoromanzi, gossip e di conseguenza comprava a noi ragazzi le opere per i giovani della stessa casa editoriale, per l’appunto Il Monello. Tra l’altro ne volevamo quattro copie perché ognuno voleva la sua e quando mia madre provò a comprarci un Monello, un Intrepido e Pecos Bill, ci fu una sommossa familiare. Dalla settimana dopo si ritornò ai quattro Monelli regolamentari. Il primo fumetto che invece mi sono comprato di mia scelta è stato Akim, che era una specie di Tarzan italiano che usciva all’epoca sempre in formato a striscia.
Torniamo a Siena, raccontaci qualcos’altro
Sono nato a Siena, in periferia. La Contrada è quella dell’Istrice. Comunque non sono mai stato particolarmente contradaiolo, ogni tanto si andava a vedere le prove o il palio, ma senza grande trasporto. Forse fu perché i miei genitori non erano di Siena, uno veniva dalla zona di Grosseto, l’altro veniva dalla parte di Rapolano.
Con le tue opere pensi di aver avvicinato i giovani ai classici?
Credo di sì, anche se non è il motivo per cui le ho fatte. Io ho cominciato a fare la Divina Commedia a fumetti quando andavo a scuola alle superiori tra i 18 e i 19 anni. Mentre l’insegnante spiegava, a me piaceva scarabocchiare sui quaderni, mi aiutava a stare attento perché così mi evitava di pensare ad altro. Inevitabilmente, avendo questa passione ho cominciato anche a scrivere le battute, per cui è nata lì. Finita la scuola mandai le prime strisce a una rivista che usciva all’epoca e che si chiamava Off-Side, era il periodo in cui Linus e Eureka avevano portato in Italia e reso popolari le strisce umoristiche. Era un formato nel quale mi ero trovato perfettamente a mio agio, per cui è quello che avevo utilizzato per la rivista Off-Side, che mi pubblicò questa primissima versione della Divina Commedia a fumetti. Questa versione fallì dopo due numeri per cui la cosa per il momento finì lì. Andai a lavorare in banca e piano piano ho continuato a portarla avanti finché non lasciai la banca e decisi di fare il fumettista di professione. Da allora Dante è stata una compagnia costante fino a oggi. Devo ringraziare il direttore del Giornalino che fu lui a chiedermi di pubblicare la Divina Commedia sul Giornalino, per cui di rivolgermi a un pubblico di ragazzi. A detta del direttore “è importante che i classici non si perdano, per cui che vengano proposti ai ragazzi in qualsiasi forma, però che si continui a proporli”.
Infatti è da lì che poi ha visto il successo strepitoso che ebbe la Divina Commedia, come diceva la segretaria stessa della casa editoriale, arrivavano in redazione telefonate, lettere che non era mai successo prima in 70 anni di pubblicazione. Il direttore, subito dopo mi chiese di fare anche il Purgatorio e il Paradiso e dopo mi chiese di fare anche Omero, tutta l’Eneide e la Gerusalemme Liberata. Poi cambiò il direttore e, ahimè, la collaborazione si interruppe.
Come sono state le tue collaborazioni nel tempo?
Ho conosciuto alcune figure anche esterne del mondo editoriale perché, avendo letto la mia versione a fumetti, mi hanno chiamato spesso a fare degli incontri nelle scuole. Per esempio il professor Trifone Gargano a Bari, dove ho avuto anche il piacere di ritrovare il direttore del Giornalino che nel frattempo era stato trasferito di poterlo abbracciare. A Bari sostenni un incontro in cui parlavo non solo della Divina Commedia a fumetti, ma anche di un romanzo giallo con Dante Alighieri investigatore ambientato nel 1300. Per cui mi chiamò per fare questo incontro.
Insomma, sono tutte persone che ho incontrato in occasione di questo genere di incontri, oppure persone come Sergio Rossi, che era stato anche direttore di Fumo di China, per cui avevo un rapporto di amicizia e di collaborazione di vecchia data.
Come ti trovi in fiera? Eri già stato al BeComics?
No, è la prima volta che vengo, non mi aspettavo che fosse così ricca e piena di gente, fra l’altro mi sembra ci sia anche un prezzo del biglietto abbastanza alto e mi meraviglia tutto questo interesse degli appassionati.
Ti vedremo alla prossima edizione del BeComics?
Speriamo di no, perché si comincia ad avere una certa età. Faccio un po’ di fatica: ho fatto una tonnellata di fiere nel 2021, quando c’erano i 500 anni di Dante, mi è toccato andare anche a Madrid per parlare di Dante. Poi mi son preso un anno di relativo riposo, quest’anno ne sto facendo praticamente una al mese e l’anno prossimo mi sa che mi riposo di nuovo.