Avvisiamo già da subito che questo articolo potrebbe contenere una buona quantità di spoiler del manga, ma tranquilli, vi avviseremo quando ci saremo arrivati. Abbiamo parlato diverse volte di Fire Force in attesa della sua terza stagione, il cui arrivo è molto probabile nel corso del 2023, se non in questo gennaio stesso. Questa volta andremo però ad analizzare in maniera un po’ più profonda, guardando a riferimenti vari e traducendo il suo simbolismo.

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Fuoco in tutte le sue sfaccettature

“Le fiamme sono il respiro dell’anima.
Il fumo nero dona affrancamento all’anima.
Cenere alla cenere. Possa la vostra anima fare ritorno alla grande fiamma.
Latom”

Così recita la preghiera che ogni membro della Chiesa del Sacro Sol recita prima di abbattere un incendiato, fornendogli il riposo eterno.
Come in diverse culture, al momento della morte l’anima si stacca dal suo contenitore per andare da qualche altra parte. L’anima in Fire Force viene anch’essa ricollegata al fuoco, in un modo simile a Democrito che pensava essere l’essenza stessa dell’anima. Dopo che questa si separa dal corpo si ricongiungerà con una Grande Fiamma che sembra essere creatrice di tutte le cose, il cossiddetto Dio Sol. Nonostante il nome non viene mai però identificato con il Sole che vediamo in cielo. Okubo sembrerebbe più rifarsi a una fiamma invisibile agli occhi e non locata in uno spazio preciso. Le sue caratteristiche lasciano molto pensare al logòs di Eraclito, paragonato spesso dal filosofo con il fuoco:”Il fuoco è uno e multiplo, è se stesso e ad ogni istante è diverso da sé“. Okubo sembra quindi riprendere questo concetto e tradurlo in chiave Plotiniana, affermando che le anime e la realtà non sono altro che prodotto ed emanazione spontanea del fuoco stesso.

Sappiamo bene come le diverse culture e religioni abbiano preso il fuoco sotto aspetti molto diversi tra loro e Okubo nella sua opera non fa altro che riprenderle tutte, in modo molto scaltro e indiretto. Il fuoco viene visto molto spesso essere paragonato a distruzione e caos, sin dall’inizio con il trauma infantile di Shinra. Oppure viene evidenziato il suo lato incontrollabile e spesso lasciato in mani non capaci di saperlo gestire, come vediamo con il personaggio di Juggernaut. Ma il fuoco potrà anche essere inteso come una morte a cui segue una nuova vita, quindi il fuoco di creazione e non di distruzione. Lo vediamo evidenziato in particolar modo con il secondo Amaterasu nel continente cinese.

(Spoiler del manga iniziano qui!)

Sh27s Power Awakens

Adora o Adolla: cosa significa?

Ci sono diverse teorie proposte da numerosi utenti nei forum, ma l’autore non ha mai veramente confermato e/o smentito nessuna di queste ipotesi. Per questo motivo vi esporremo quella che è la nostra interpretazione.

Partendo dalla parola “Adora” o meglio “Adolla”, abbiamo immaginato che possa non essere altro come la pronuncia inglese ma giapponizzata della parola “Idola”, termine di origine greco che significa “simulacro”. Se avete letto con attenzione il manga saprete già dove vogliamo andare a parare. Nella parte finale del manga vediamo i diversi protagonisti della storia combattere con i loro doppelganger, dei doppi nati sull’immagine che il resto del mondo aveva su di loro. Questi sono gli abitanti di “Adora”, la dimensione dell’apparenza.
Tornando alla parola idola, pensiamo che qui Okubo si sia rifatto alla teoria degli idola di Bacone. Per quest’ultimo, al fine di raggiungere la verità, era necessario eliminare dalla mente umana dalle false nozioni che impariamo sul mondo esterno, basandoci sull’apparenza delle cose. Nella sua opera Okubo sembra ancora una volta sfidare i pensatori del passato, giungendo all’impossibilità della pura verità senza un miscuglio di verità e apparenza.

La concezione della coscienza umana

Cruciale nel termine della narrazione di Fire Force è la concezione che Okubo ha di tutta l’umanità intesa come una grande coscienza collettiva, fatta di protagonisti, personaggi secondari e personaggi di sfondo senza nome. Chi veramente conta sono i personaggi dotati di un nome. In modo molto simile potremmo pensare al “Cogito ergo sum” di Cartesio. Solo i veri protagonisti della nostra vita hanno una rilevanza, chi non ha un nome non può pensare e di conseguenza non può esistere veramente

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Oltre tutti questi riferimenti Okubo sembra voler fare una forte critica alla religione, ma forse è meglio parlarne in un altro articolo. E voi che ne pensate? Siete d’accordo con noi? Siete riusciti a trovare altri riferimenti?

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