Per tutti coloro che hanno vissuto l’adolescenza degli anni ’90, arriva un momento presto o tardi in cui si inizia a rallentare, ogni passo diviene ponderato, ogni scelta sondata e ogni esperienza approfondita. E’ un escalation inevitabile per tutti i gamer di vecchia data, finché arriva quella nuova luna a bussare alla porta, arriva quel giorno in cui metti in pausa, ti guardi intorno, accogli la Next-Gen di turno, e inizi a domandarti: “..ma che fine ha fatto il mio Player One?”

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Tutti ne abbiamo uno, quella parte di Noi che è cresciuta con un Platform, uno Stealth Action rivoluzionario o con i primi Jrpg, quel Noi che non aveva internet sempre a portata di mano, quel Noi che correva in edicola cercando bonus gift all’interno delle riviste del settore, leggendo ogni riga dove ogni parola sapeva di zucchero filato, ogni immagine diveniva un prossimo desiderio, ogni informazione un qualcosa con cui potersi vantare con gli amici, per poi tornare lì, con quel Noi, nella nostra avventura, così privata, così esclusiva.. così Speciale.

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Final Fantasy X – Square Soft (ora Enix), 2001

Voltandosi indietro, non abbiamo bisogno di torsioni innaturali per scorgere che Gamer eravamo, siamo lì nel nostro gruppo, in qualche posto riconosciuto come “nerd“, troppo diverso per poter sembrare “figo” agli occhi di tutti, ma a Noi, quel Noi, piaceva così.

Oggi poter parlare del mondo videoludico in maniera così spontanea, in qualsiasi luogo e con qualsiasi strumento tecnologico, potrebbe essere un Sogno ad occhi aperti, ma come tutte le Stelle così imponenti, il rischio di bruciarsi è sempre in agguato. Stiamo volando in alto, in un Universo che respira di Internet e condivisione, dove niente è più ricerca infinita, dove tutto è possibile e qualsiasi cosa è pronunciabile da qualsiasi posto, senza limiti, senza freni.

Stiamo vivendo uno dei momenti probabilmente più brillanti della crescita del panorama videoludico mondiale, ne siamo partecipi, ne siamo fautori, ne siamo orgogliosi.. ma ne siamo anche, soprattutto, Guardiani. Conosciamo la differenza tra parlarne sottovoce con quell’aria di accettazione e di riservo, al boato di un palazzetto in diretta mondiale su Twitch, durante una finale di League of Legends.

Siamo gli osservatori, coloro che ascoltano il disturbo e il dolore che stiamo recando con le nostre stesse mani al Nostro Player One; da qualsiasi posto chiunque può erigersi come esperto del settore, giudicando con arroganza un progetto, inveendo per una qualsiasi scelta stilistica o di trama da parte di uno sviluppatore, come viziati di una gola insaziabile, dove è più facile trovare la polvere a terra tra il buio della povertà, al quadro appeso con orgoglio e attenzione, vicino a quella che è la Luce che tutti dovremmo guardare con compiacenza, sentendoci di nuovo fortunati a poter vivere tante avventure in un sola e unica Vita, ma non troppo vicini, non troppo, perchè bruciarsi significherebbe dimenticare per sempre quel Noi, che tanto ci ha reso orgogliosi e diversi, che tanto ci ha regalato.

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Limbo – Playdead, 2010

Questo è una Lode al Nostro Player One, una Lode a Noi, per non dimenticare dove eravamo, dove siamo, e dove stiamo andando, perchè alla fine quello che davvero conta è quel momento breve tra l’ultima scena e i titoli di coda, quel brevissimo momento così intenso, così ricercato, così privato, che non possiamo fare a meno di continuare a cercare.

..e Voi, avete ancora il vostro Player One?

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