Con l’uscita della leggendaria console portatile Game Boy, tutti i pezzi da 90 di Nintendo finiscono nelle tasche degli appassionati. Mario, Yoshi, Metroid, Donkey Kong e anche Zelda non fu da meno, con un capitolo tutto nuovo della serie dal nome di ”The Legend of Zelda: Link’s Awakening”.

Il team di sviluppo fu pressoché lo stesso di “A Link to the Past” con Tetsuka al comando. Con la natura portatile del titolo, si potè sbizzarrire con storia, personaggi e meccaniche nuove. Il risultato fu una ”parodia” di Zelda stesso. Naufragato su un’isola, Link aveva a che fare con personaggi strambi, abitanti che rompevano la quarta parete e cameo tratti da altre serie come Mario, Yoshi e Kirby!

Per la trama, Tetsuka si ispirò, andando a scomodare nientemeno che David Lynch e il suo Twin Peaks, la serie tv che spopolava in America in quel periodo, cercando di riportare le stesse atmosfere ovvero una manciata di personaggi ambigui in un piccolo paese. Per il resto, largo alla magia e le attività da poter svolgere come magiche melodie da imparare con l’ocarina, andare a pesca o planare da alti dirupi con un Cucco. Attività che ovviamente ci saremmo ritrovati successivamente anche nei capitoli successivi.


Anni dopo, insieme a Tetris e Super Mario, Link’s Awakening lo avremmo ritrovato a colori nel versione successiva del Game Boy ovvero il Game Boy Color, dove il gioco, in versione deluxe è appunto a colori e con l’aggiunta di un intero dungeon basato proprio sui colori stessi. Anche questo gioco fu un enorme successo per l’epoca. Fra edizione originale e deluxe, le vendite sfondarono il muro delle 6 milioni di copie vendute. Nonostante fu per l’appunto una strana parodia, questo è uno dei capitoli a cui gli appassionati sono più affezionati.

A questo punto della storia, possiamo pensare che Nintendo con il suo The Legend of Zelda ha collezionato solo successi, ma purtroppo non è così. A cavallo dei primi anni 90, Nintendo stava pensando di entrare anch’essa nel mondo dei CD che erano ormai prossimi a debuttare su tutte le piattaforme. Con un accordo poi saltato con Philips che doveva creare un supporto CD per il Super Famicom, Nintendo aveva concesso l’uso di alcuni suoi personaggi alla compagnia olandese.



Di conseguenza Philips creò 3 giochi basati su Zelda per il suo lettore multimediale ”Philips CDi” ovvero “Zelda’s Adventure”, “Zelda: The Wand of Galon” e “Link: The faces of Evil”. Nintendo non ebbe nessuna voce in capitolo riguardo lo sviluppo di questi giochi che erano completamente diversi dai vecchi capitoli e con meccaniche di gioco frustranti e cut scene orribili. Tutt’oggi sono ripudiate da fan e Nintendo stessa. Stessa sorte toccò alla serie TV andata in onda nel 1989, basata sui primi 2 capitoli della serie che si rivelò un totale disastro a causa di battute ridicole, storie noiose e personaggi irritanti. In Italia poi aveva una sigla stucchevole cantata dalla nostra Cristina D’Avena nazionale, ma al limite del patetico. Meglio dimenticare…