SEGA risponde a Capcom: Golden Axe e Street of Rage

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In quasi contemporanea al successo mondiale di “Final Fight“, la SEGA pubblicò un gioco decisamente atipico per l’epoca, ma che sarebbe diventato immediatamente uno dei più giocati, anzi, è proprio il caso di dire ‘gettonati’ – di sempre: “Golden Axe“. Ambientato in un medioevo fantasy decisamente affascinante, il gioco è un picchiaduro che non prevede però l’uso di pugni o calci – almeno, non solo – ma gli scontri avvengono all’arma bianca, quindi con spade e spadoni vari, asce, lance et similia.

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Come in “Final Fight”, i tre personaggi principali (Ax Battler, Tyris Flare ed il nano Gilius Thunderhead) possono contare su un nutrito numero di mosse ottenute dalla combinazione della leva di controllo e dei tasti, e per la prima volta in un picchiaduro sono presenti le magie, ossia dei super-attacchi molto potenti, attivabili dopo aver collezionato particolari anfore blu.

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Un’altra novità è data anche dalle cavalcature: nel gioco è possibile infatti incontrare draghi ed altri animali bipedi da cavalcare, e la cosa sarà un’innovazione nel genere.
L’ambientazione è palesamente ispirata a “Conan il Barbaro”, con ampi inserimenti di elementi fantasy presenti nelle opere di JRR Tolkien: questo fece molto presa in bambini ed adolescenti del periodo, che spesero una discreta quantità di monete in sala giochi, tentando di portare a conclusione il titolo (peraltro, abbastanza difficile da completare).

Street of Rage

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Nel 1991, complice anche il grande successo sempre di “Final Fight“, la SEGA fece uscire un picchiaduro a scorrimento considerato, assieme al caposaldo CAPCOM, uno dei migliori esponenti del genere: “Streets of Rage“. Il gioco, d’atmosfera sempre sub-urbana e sempre iper-violenta nella solita megalopoli americana in preda alle bande criminali evidentemente, vero spauracchio della società a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, è ricordato come uno dei titoli più innovativi beat ’em up a scorrimento: giocabilità altissima, ampia gamma di mosse e combinazioni possibili per picchiare i cattivi e, cosa che diventerà abbastanza comune nei titoli futuri, interazione con gli elementi del fondale.

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La cosa che esaltava ai massimi la giocabilità era che il gioco dava il meglio di sé in modalità cooperativa: assieme ad un altro giocatore, era possibile eseguire delle spettacolari mosse in coppia. Parlando dei nemici, ai tempi “Streets of Rage” era il picchiaduro con il maggior numero di antagonisti, tutti differenti uno dall’altro: ciò dava una grande varietà al titolo, che comprendeva otto livelli originali, tutti di ambientazione urbana od industriale. Altra novità consisteva nei finali multipli: a seconda delle scelte fatte prima dell’ultimo boss da affrontare, Mr. X, erano possibili due differenti finali.

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Insomma, un videogioco molto raffinato e completo per l’epoca, che venne poi convertito con successo per SEGA Megadrive, SEGA Game Gear e SEGA Master System, riscuotendo anche nei porting un grande successo.Proprio per via della sua popolarità, l’anno successivo SEGA pubblicò il suo seguito “Streets of Rage 2“: tale titolo è universalmente considerato il migliore di tutta la serie di “Streets of Rage”, nonché uno dei migliori beat ’em up in assoluto

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