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ChatGPT vietato in Italia. E’ possibile aggirare il blocco?

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Già se ne parlava da un po’di tempo ma ieri ChatGPT, la rivoluzionaria intelligenza artificiale di OpenAI, è stata messa al bando in Italia dal GPDP (Garante della privacy). Questa scelta che ad alcuni potrebbe sembrare insensata, avvenuta a meno di un mese dal rilascio della versione 4 dell’ IA, affonda le radici principalmente in un vuoto giuridico e legislativo. L’intelligenza artificiale è infatti una delle nuove rivoluzioni del mondo moderno e proprio per questo non è ancora coperta da norme opportune. Dichiarano quindi le autorità italiane che è assente una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, anche se con il solo scopo di istruire la stessa intelligenza artificiale.

Il secondo motivo, non meno importante ma decisamente secondario, è la mancanza di un’adeguata informativa sulla privacy che, se non verrà corretta porterà a sanzioni che potranno raggiungere anche i 4 milioni di euro (il 4% del fatturato dell’azienda). Nonostante questa seconda notizia possa attirare maggiormente l’attenzione per l’entità della multa (che in realtà è abbastanza misera dopo aver potenzialmente violato la privacy di 50 milioni di italiani), tuttavia ciò che bisogna imparare da questo evento è proprio l’assenza di quella “base giuridica” che deve regolare il funzionamento delle nuove tecnologie.

Con ChatGPT l’IA si afferma con prepotenza sul piano globale e trova il mondo impreparato al suo esordio: l’Italia è solo il primo stato che ha vietato l’IA ma probabilmente anche altre nazioni seguiranno la nostra decisione. Il mondo sta cambiando rapidamente, non ci si può permettere di restare indietro. Urge adesso regolare l’utilizzo delle intelligenze artificiale perché possano tornare a disposizione dei cittadini italiani o di qualsiasi altro stato che si trovi nelle condizioni dell’Italia che non dovranno più essere preoccupati di possibili violazioni dei propri dati personali, violazioni che ultimamente sono sempre più invadenti nelle nostre vite.

Ma quindi, è possibile continuare ad utilizzare ChatGPT in Italia?

La risposta, ovviamente è sì. Nel nostro mondo digitale è sempre possibile raggirare le leggi nazionali ed è estremamente facile, basta utilizzare un servizio VPN. I VPN sono servizi estremamente utili per la protezione dei propri dati personali e possono essere usati per modificare il proprio ip in modo tale da poter usare servizi presenti anche in altre nazioni. In genere i servizi VPN sono a pagamento, quelli gratuiti hanno in genere una ristrettissima quantità ip utilizzabili. Anche con queste limitazioni, tuttavia, sarà possibile comunque utilizzare ChatGPT dato che l’Italia è il primo paese ad averlo bandito quindi un ip di qualsiasi altra nazione, anche se fornito quindi da un VPN gratuito, sarà sufficiente. Fra i migliori VPN gratuiti possiamo infatti segnalare Proton VPN, particolarmente user friendly, che permetterà a chiunque voglia di utilizzare il software di OpenAI anche se in territorio italiano.

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